Un'esposizione permanente per Albertina, stilista colligiana

Un'esposizione permanente per Albertina, stilista colligiana
vite da raccontare
Laura Comi (Italia Nostra): ''Ha uno spazio al Metropolitan Museum di New York. Perché la sua città natale non fa niente per ricordarla? Donne, doniamo i suoi cappotti al museo''

A Colle Val d’Elsa chi ha la fortuna di avere un cappotto di Albertina lo conserva con cura per passarlo agli eredi come si fa con i beni più preziosi. È un filo invisibile, che si tramanda di madre in figlia, di zia in nipote, come quello di cui sono intessute le maglie senza cuciture della stilista colligiana.

Nata a Colle Val d’Elsa nel 1921, Albertina Giubbolini è scomparsa a Roma, dove si era ormai stabilita, nel 2009. Per decenni le amiche colligiane sono andate nella Capitale per salutarla, visitarne l’atelier e acquistare una sua creazione. Alcune le hanno ricevute in dono dalla stessa Albertina, in cambio di un piacere o solo per amicizia.

Alessandra Castellini ha avuto dalla sorella Antonella un cappottino di Albertina in lana azzurra. Maniche raglan a tre quarti, lunghezza sotto al ginocchio, il capo ha attraversato diversi decenni arrivando fino a noi come nuovo. “Era di Liliana Bimbi, una zia di mio cognato, che aveva un negozio di alimentari in piazza Nova, all’angolo con via Mazzini”.

Paola Fiaschi e GabbrielIo Martini, che sono stati molto vicini alla famiglia Giubbolini, hanno diversi capi di Albertina ricevuti in dono: un tailleur Chanel blu (non per niente Albertina era definita la Coco Chanel del tricot), una giacca lunga verde smeraldo, due giacche blu da uomo. “Era un genio della maglieria - dicono - ci dispiace tanto che i giovani non sappiano niente della sua storia”.

Anche Laura Comi possiede alcuni cappotti della stilista colligiana ricevuti da amiche di famiglia, uno grigio a righe bianche e un mantello marrone con effetti cangianti. 

“Mi chiedo come mai Colle non faccia niente per ricordare Albertina mentre il Metropolitan Museum di New York la celebra con un’esposizione permanente”. 

La presidente di Italia Nostra - Siena, protagonista di tante battaglie a protezione dell’ambiente e delle testimonianze storiche del territorio, lancia un appello.

“Donne colligiane, doniamo i nostri capi di Albertina al museo San Pietro perché organizzi uno spazio fisso a lei dedicato, come quelli di Maccari e Bilenchi. Io ne metto a disposizione due”.

Albertina, vera pioniera del Made in Italy, iniziò la sua attività a Roma negli anni ‘50 quando, incoraggiata dallo stilista Emilio Schubert, aprì il primo atelier in via Bellinzona, attivo fino al 1963, quando si trasferì in via Lazio.

Fu proprio la stilista colligiana, che amava definirsi “maglierista”, ad introdurre la maglia nell’Alta Moda. Grazie agli insegnamenti materni, che le avevano permesso di imparare ad usare una macchina da maglieria rudimentale, ma anche ad indiscusse capacità, riuscì a creare capi elegantissimi utilizzando tecniche di lavorazione innovative e allo stesso tempo artigianali. La maggior parte delle sue creazioni sono lavorate in un pezzo unico o hanno pochissime cuciture. Inoltre, grazie a particolari accorgimenti nella tessitura, sono indeformabili, come testimoniano i capi che vengono indossati ancora oggi dopo decenni.

Nel 2005 Roma, città di elezione della stilista colligiana, le ha reso omaggio con la mostra “Albertina, un filo di lana lungo sessant’anni” a palazzo Wedekind, oltre che con la pubblicazione di un catalogo e di un cd. 

Dall’arrivo nella Capitale quella di Albertina è un’ascesa continua.

Albertina, negozio a Roma

Dal 1954 partecipa alla Mostra dell’Alta Moda italiana a Roma e nel 1957 presenta la sua prima sfilata a Palazzo Pitti. Dal 1957 al 1960 partecipa alla Mostra dell'Accessorio di Alta Moda a Roma. Nel 1961, la qualità e lo stile dei suoi lavori ne decretano l'entrata ufficiale nelle sfilate di Alta Moda: tra i suoi collaboratori ci sono grandi disegnatori come Rispoli, Mario Vigolo, Brunetta e Alberto Lattuada.

Dodici sue creazioni sono esposte dal 1983 nella collezione permanente del Costume Institute - Metropolitan Museum di New York, insieme a trentasei campioni di lavorazioni a maglia che, per la loro compattezza ed eleganza di disegno, sono stati paragonati a bassorilievi. I disegni delle collezioni e le fotografie di alcuni modelli sono conservati al Csac dell'Università di Parma, Dipartimento Media, Archivi della Moda.

Nel 1966 le viene consegnato dal Centro internazionale del Costume e dell’Arte di Firenze l’Oscar per la Maglieria, premio della critica al miglior stilista dell’anno.

Negli anni Settanta i suoi modelli sono presenti nelle boutique delle maggiori capitali del mondo, fino all’Estremo Oriente. Tra le dive di Hollywood che indossano le sue creazioni, Joan Crawford, Audrey Hepburn e Bo Derek. Nel 2002 Lisbona le dedica una sfilata con oltre cento modelli. Anche Colle l’ha ricordata nel 2006 con una mostra al Palazzone, grazie agli studenti del Cennini Moda, promossa dalla Pro Loco.

Ma la sua città può sicuramente fare molto di più per la stilista Albertina.

In foto gallery i signori Fiaschi e Martini, Comi; in copertina Castellini.

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