Il jingle melodico che veniva riproposto in ogni spot subito portava alla mente l’immagine di un piatto di pasta fumante su una tavola imbandita. Stiamo parlando di Barilla, degli spot che noi ragazzi degli anni ’90 vedevamo, quando la comunicazione in quegli anni incominciava a farsi visiva ma ancora l’aggettivo “virale” era associato solo all’influenza. Non c’erano pop up, banner, la cassetta della posta prendeva il posto delle mail… un’altra “dimensione”, sembra passata quasi “un’era geologica”.
Noi siamo cresciuti nell’epoca di una pubblicità basica, un po' elementare, quasi rassicurante, con il Maxibon, Ambrogio e l’elegantissima signora in giallo che non sa cosa mangiare, con Christian De Sica al banco in qualità di commesso che vende il Parmacotto… e chi non ricorda ALPITOUR "Turista fai da te? ahi ahi ahi", quando ancora il turismo “mordi e fuggi low cost” non si sapeva quasi cosa fosse.
Ma torniamo alla “nostra” cara pasta Barilla, che in quegli anni creò il suo impero al suono dello slogan “dove c’è Barilla c’è casa" con protagoniste ovattate famiglie numerosissime che abitano in splendidi casolari collocati nella nostra bella Val d'Elsa.
In un contesto fiabesco, con una campagna rassicurante, i cavalli col calesse, la bambina sorridente, Il treno, un’antica tanto bella e luccicante locomotiva a vapore arriva in stazione, piano, adagio, con eleganza, dando sfoggio di sé, i nonni scendono dal treno, il capotreno li abbraccia dando il benvenuto in paese… e questo paese qual è? Certaldo ”Per chi ama le cose fatte con la cura di una volta”… e la famiglia si ritrova, intorno ad un pranzo nella calda atmosfera certaldese, perché… dove c’è Barilla c’è casa.