Quando Poggibonsi ospitò il futuro zar di Russia Alessandro II

Quando Poggibonsi ospitò il futuro zar di Russia Alessandro II
storia poggibonsese
Anche Poggibonsi riservò ad Alessandro di Russia un’accoglienza degna del suo rango

L’ascesa al trono nel 1855, all’età di 37 anni, di Alessandro II sembrò segnare per la Russia un periodo nuovo, fatto di riforme e di maggiore attenzione alle condizioni delle classi più umili. Alessandro aveva un carattere diverso, meno rigido e più sensibile, di quello del padre, lo zar Nicola I, ma soprattutto aveva ricevuto un’educazione diversa. Su di lui aveva inciso molto l’insegnamento del poeta Zukovskij, che aveva infuso nel suo animo sentimenti umanitari e pure il suo tour attraverso l’Europa, effettuato in giovane età, gli aveva aperto senza dubbio la mente.

In uno dei suoi primi discorsi da zar fece notare che era “meglio abolire la servitù della gleba dall’alto anziché aspettare  che si abolisse da sé”, magari a costo di rivolte e spargimento di sangue. A ciò spingevano sia la lenta trasformazione dell’economia russa, sia le voci dei seguaci dei decabristi, degli occidentalisti e pure di scrittori del calibro di Puskin o Turgenev.

Così, nel 1861, Alessandro procedette all’abolizione della servitù. Abolizione che tuttavia, nella pratica, fece registrare non poche criticità, specie in fatto di distribuzione della terra ai contadini e di riscatto. A questa riforma, comunque epocale nonostante i limiti, seguirono tutta una serie di altre riforme riguardanti l’amministrazione locale e finanziaria, l’esercito, la giustizia, riforme tendenti a far diventare, sia pur lentamente, la Russia una nazione moderna. Ma Alessandro, così facendo, non seppe accontentare né la nobiltà reazionaria, ostile ad ogni cambiamento, né i movimenti rivoluzionari che si stavano diffondendo e che non si accontentavano più di riforme moderate concesse dall’alto, ma puntavano alla lotta contro l’autocrazia zarista per instaurare un tipo di governo basato sul potere del popolo. Molti di questi rivoluzionari, i cosiddetti populisti,  cercarono, con poco successo, di fare proseliti tra le masse contadine, altri mirarono direttamente al cuore dello stato con attacchi terroristici rivolti verso la figura dello zar. Fu il caso di movimenti come Zemlja i Volja (Terra e libertà), ma soprattutto Narodnaja Volja (Volontà popolare). Così, per ironia della sorte, lo zar che sembrava più dei predecessori disposto a venire incontro ad alcune elementari esigenze del suo popolo finì assassinato in un attentato ordito il 13 marzo 1881. Mentre faceva ritorno al Palazzo d’Inverno, la sua carrozza fu investita da una bomba. Lo zar rimase illeso, ma una volta sceso per accertarsi dei danni, fu investito da una seconda bomba, questa volta fatale.

Alessandro, come dicevamo sopra, da giovane volle ripetere un po’, sia pure con modalità più formali, l’esperienza di Pietro il Grande, facendo un giro per le città europee, sia per ammirare le bellezze che queste offrivano, sia per rendersi conto di abitudini di vita e di forme di organizzazione politico-amministrativa.

Nel gennaio 1839 il futuro zar di Russia è in Italia. A Roma visita le celebri testimonianze dell’antica città imperiale. Si trasferisce quindi a Napoli, dove è ospite del Conte di Gourieff, plenipotenziario dello zar di Russia presso il Regno di Napoli, scortato per tutto il percorso, fin dal confine statale,  da un corpo di  gendarmeria reale. Qui visita il Teatro S.Carlo, il Museo Borbonico, la Biblioteca reale, l’Accademia di Musica, il Duomo e la Cappella di S.Gennaro. Le giornate napoletane trascorrono tra spettacoli teatrali, feste da ballo, ricevimenti reali, esibizioni militari e bandistiche e, visto che è carnevale, anche corsi mascherati. Poi il ritorno a Roma per l’udienza con il papa Gregorio XVI. Da qui il viaggio prevede Genova e Torino.

La tappa Roma-Genova è molto lunga, per cui il futuro zar si ferma a mangiare e dormire a Poggibonsi, presso la “Nuova Locanda della Corona” di Natale Becheroni. Questi, già locandiere della “Locanda della Corona” posta nella Piazza del Mercato, nel 1838, l’anno precedente l’arrivo di Alessandro, aveva rilevato e ristrutturato l’albergo del “Leon Rosso” posto vicino a Porta di Sotto o Fiorentina e lo aveva chiamato appunto “Nuova Locanda della Corona”. Dopo il pernottamento del futuro zar il Becheroni cambiò poi di nuovo nome al suo albergo e lo chiamò questa volta “Aquila Imperiale”.

Anche Poggibonsi riservò ad Alessandro di Russia un’accoglienza degna del suo rango. Così racconta il fatto la Gazzetta di Firenze del 19 Febbraio 1839:

“S.A.I. e R. il Gran Duca Principe Ereditario di Russia, col suo numeroso seguito, giunse in questa Terra nella sera del dì 14 corrente verso le ore 7 ed andò a smontare alla Locanda della Corona, decentemente mobiliata, e fornita di ogni delizia a cura del diligentissimo Locandiere sig. Niccolò Becheroni, ove pernottò e si trattenne fino alle ore otto della susseguente mattina.

Dall’ingresso nel Paese fino alla Locanda la maggior parte delle Case furono illuminate , e la Società Filarmonica lo accompagnò con variate Sinfonie e Concerti, che quindi prolungò sulla Piazza di faccia alla Locanda medesima durante la mensa.

Un Uffiziale dei RR. Cacciatori a Cavallo con numeroso Picchetto gli servì continuamente di Guardia d’onore.

Vari Personaggi d’alto rango giunsero nella sera stessa dalla Capitale ad ossequiarlo, ed ebbero l’onore di trattenersi con Esso fino alla di Lui partenza, che fu preceduta dai suoi contrassegni di soddisfazione e da vari tratti di sua generosità”.

Da Poggibonsi il futuro zar proseguì per Genova, dove visitò, tra le altre cose, il teatro Carlo Felice, e quindi per Torino, dove nel Teatro Reale, trasformato per l’occorrenza in campo d’arme, poté assistere ad esercizi e duelli cavallereschi tra cavalieri inglesi, francesi ed italiani, con la compagnia del re Carlo Alberto e della corte sabauda. Da Torino raggiunse quindi Novara e di lì, in territorio austriaco, Milano e infine Vienna.

( V. “Gazzetta di Firenze” - 19 Febbraio 1839)

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