La situazione, grave, dei pronto soccorso è nota e la Regione sta lavorando a soluzioni. Già da tempo, non da ora. “L’appello dei medici che si dichiarano pronti a dimettersi in massa - commentano il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini - evidenzia una situazione di sofferenza e un grido di dolore Lo raccogliamo come stimolo costruttivo, pronti ad intensificare l’impegno già profuso e disponibili anche ad un confronto con i professionisti”. "Comprendiamo il vostro disagio - ci tengono ad aggiungre - e vi ringraziamo per quello che fate ogni giorno”.
Il problema è nazionale e la Toscana, assieme a tutte le Regioni, senza distinzione di colore politico, l’ha posto al governo - quello attuale e quello precedente - con una serie di proposte depositate lo scorso anno: qualificazione dell’attività nei pronto soccorso come usurante, impegno orario ridotto per chi ha più di 60 anni e può svolgere semmai funzioni di tutor, meccanismi incentivanti economici e nei percorsi di carriera. “Torneremo alla carica - annunciano presidente ed assessore - ma non ci limiteremo ad aspettare e alle misure già messe in campo ne sommeremo altre, fin dalle prossime settimane”.
I problemi sul campo
C’è un problema di medici di ruolo in servizio, troppo pochi e calati negli ultimi anni dal 2019 al 2023. Con differenze comunque marcate, come precisa lo stesso Giani, tra le varie aziende e territori.
C’è un problema di stipendi. “Se vogliamo che gli operatori che già ci sono non vadano via e che i giovani medici scelgano la specializzazione di emergenza urgenza - dice l’assessore - è necessario far crescere le retribuzioni. Come Toscana stiamo facendo anche su questo una battaglia”.
“Se io potessi con leggi regionali pagare di più chi lavora nei pronto soccorso l’avrei già fatto - allarga le braccia il presidente Giani - però competenze e leve sono prevalentamente nelle mani dello Stato”.
C’è un problema anche di accessi, che non sono aumentati negli ultimi quattro anni (erano un milione e mezzo nel 2019, sono stati 1 milione e 350 mila nel 2022) ma con pazienti che si fermano più a lungo nei pronto soccorso, perché sempre più anziani e complessi e perché vi si rivolge anche chi in ospedale non vi dovrebbe arrivare: quei pazienti che, con le riforma dell’assistenza territoriale in corso, dovrebbero trovare risposte adeguate nelle case ed ospedali di comunità.
Incentivare il servizio nei pronto soccorso
Dopo la lettera pubblicata ieri dai medici, centinaia, Giani ha deciso di organizzare subito, nel pomeriggio, una conferenza stampa per fornire ai professionisti un’immediata risposta. Accanto a lui, oltre all’assessore, c’è il direttore generale della direzione alla sanità della Regione Federico Gelli, c’è la responsabile dell’assistenza ospedaliera Michela Maielli, c’è Stefano Grifoni, direttore del pronto soccorso di Careggi a Firenze e da fine gennaio presidente del Comitato scientifico dell’organismo toscano per il governo clinico.
La situazione dei pronto soccorso, troppi pochi medici in servizio rispetto al carico di pazienti, è complessa ed ha radici lontane: criticità che hanno a che fare con il cortocircuito che si è creato nel tempo tra misura del fabbisogno di personale e percorsi di formazione e specializzazione (a numero chiuso) ma che riguardano anche, spiega e sottolinea l’assessore Bezzini, “l’attrattività del segmento professionale dell’emergenza urgenza che nel tempo è venuta meno”. “Un doppio problema - riassume l’assessore - che non riguarda solo quindi quante borse di specializzazione si mettono a disposizione. Va incentivata quella professione”.
In attesa di un piano speciale del Governo
Al Governo la Toscana, assieme a tutte le Regioni, ha chiesto da mesi per i pronto soccorso un piano speciale. “Torneremo a chiederlo: come Conferenza delle Regioni - annuncia Bezzini - avremo un incontro la prossima settimana con il Ministro alla salute”. “Le risposte avute in questi mesi, da questo Governo e da quello precedente – chiosa -, sono stati parziali ed assolutamente insufficienti”.
“Come Regione - puntualizza - quando siamo stati messi nelle condizioni di fare qualcosa l’abbiamo comunque fatto. Ed anche velocemente. Non siamo stati ad aspettare”. Gli aumenti in busta paga per gli infermieri, con le risorse assegnate in questi giorni alle Asl, sono un esempio. “Abbiamo anche messo in campo aggiunge Bezzini - misure di riorganizzazione e di innovazione, decise la scorsa primavera e che adesso stanno andando a regime”. Servono infatti azioni di rinnovo sistemiche. Qualche esempio? Il coinvolgimento dei medici internisti e di altri reparti nella gestione specialistica di pazienti che accedono ai pronto soccorso con codici minori, allegerendone così la pressione, subito dopo concorsi per la specialità di area medica vincolando i vincitori a svolgere comunque una quota importante del loro orario di lavoro, per i primi due anni, nei pronti soccorso. Oppure la proroga della possibilità di avvalersi, fino a dicembre, di specializzandi.
Subito una delibera e poi una proposta di legge
I prossimi passi? La giunta regionale è a lavoro su una delibera, allo studio da tempo, che recepisca le migliori pratiche a livello nazionale e regionale sull’organizzazione dei pronto soccorso ma anche azioni ed incentivi economici per il personale.
“Presenteremo - spiegano Giani e Bezzini - pure un proposta di legge regionale per anticipare quanto approvato dal precedente governo rispetto all’indennità aggiuntiva per i medici che lavorano nei Pronto soccorso”. Si tratta di un milione e 800 mila euro stanziati con la Finanziaria 2021. Inoltre nelle prossime settimane saranno convocati nelle tre aree vaste incontri con le direzioni aziendali, i direttori dei Pronto soccorso e con le organizzazioni sindacali.
No ai medici a gettone
Un punto ci tengono comunque a precisare presidente ed assessore: “La Regione Toscana non fa ricorso a cooperative e a medici a gettone, con appalti all’esterno di strutture strategiche come i pronto soccorso. Altre Regioni lo fanno. Noi difendiamo un modello di sanità pubblica e lo difenderemo a tutto tondo. Vogliamo personale che viene dai concorsi e che sia adeguatamente tutelato e remunerato”.