Non fu una cosa facile intraprendere la carriera di pugile per il poggibonsese Renato Bianchini, classe 1935, costretto ad allenarsi e gareggiare alternando l’attività sportiva a quella di lavoratore presso il mobilificio LALAM e, in seguito, di camionista per proprio conto. Il suo esordio da pugile avvenne nel 1955, nella categoria pesi welter. Bianchini gareggiava allora per la Polisportiva “Stella Rossa”, poi Polisportiva Poggibonsese, quindi, anni dopo, U.P.P.
Nel 1957 divenne già campione toscano nella categoria dilettanti, ma subito l’anno dopo fece il salto di categoria tra i professionisti, inanellando una serie di vittorie su vari ring toscani: Poggibonsi, Pistoia, Livorno.
Passò nel frattempo nella categoria pesi medi e nel 1959, dopo una sconfitta per KO tecnico con il francese Vinot a Lione, in Italia collezionò una serie di vittorie e pareggi ai punti, con una sola sconfitta ad opera di quella che sarebbe stata la sua “bestia nera”, ossia il genovese Bruno Fortilli. Superò gente molto quotata, come Carati, Dal Piaz, Della Corte, ma l’incontro che gli fece pensare che poteva tentare l’assalto al titolo italiano fu quello disputato il 24 ottobre a Milano contro il camerunense Jo N’Gan, chiamato dagli organizzatori all’ultimo momento a sostituire l’infortunato Charles Attali. Il camerunense era davvero una brutta gatta da pelare e lo dimostrò subito al primo round piazzando due montanti micidiali che misero a dura prova Bianchini. Questi tuttavia non si scompose e piano piano, nel corso delle riprese, riuscì a prendere le misure e il sopravvento, ingaggiando una durissima battaglia, tanto che alla sesta ripresa l’arbitro, considerando le sorti del pugile africano, dichiarò il KO tecnico e la vittoria del pugile poggibonsese.
L’occasione della vita, ossia la scalata al primato italiano, Bianchini l’ebbe il 20 Agosto 1960, di nuovo contro Fortilli, detentore del titolo dei medi, e questa volta addirittura “in casa”, allo stadio comunale di Poggibonsi, davanti al suo pubblico che, stando alle cronache, arrivò foltissimo ad assistere allo spettacolo. Il match fu equilibrato e si concluse con un pareggio ai punti, che per Fortilli significò la conservazione del titolo e per Bianchini lo svanire di un sogno. Qualcuno parlò di un arbitraggio sfavorevole, le cronache sportive notarono che Bianchini forse, con un po’ più di decisione nelle ultime riprese, avrebbe potuto avere la meglio, ma il verdetto, inesorabile, fu quello di parità, con entrambe i pugili a braccio alzato.
La carriera pugilistica di Renato Bianchini non finì tuttavia con questo fallito assalto al titolo italiano. Il pugile poggibonsese continuò a battersi per la scuderia IGNIS, trasferendosi a Varese e collezionando nel 1961 e nel 1962 altre tre vittorie, ma anche una pesante sconfitta per KO tecnico, a Modena, contro il forte Tommaso Truppi, pugile che avrebbe poi sfidato gente del calibro di Nino Benvenuti e Juan Carlos Duran. Renato Bianchini decise in seguito di abbandonare l’attività agonistica per dedicarsi totalmente al lavoro e alla famiglia. Purtroppo morì prematuramente nel 1977, a soli quarantadue anni.
(V. Burresi-Minghi “Poggibonsi dal miracolo economico agli anni '70” - 2021)
In copertina: Renato Bianchini e Bruno Fortilli; il riepilogo dei principali incontri disputati (fonte Internet)