Se a Poggibonsi chiedessimo a un qualsiasi passante dove si trova l’Accabì, sicuramente ci saprebbe indicare la strada, essendo tale edificio sede di vari uffici comunali, della biblioteca pubblica e teatro di varie iniziative culturali. Pochi forse saprebbero collegare poi il nome di tale complesso all’Hospital Burresi, anglicizzazione recente del più storico e familiare “Ospedale Civile di Poggibonsi Pietro Burresi”. Andando oltre con le domande, forse solo i poggibonsesi di vecchia data saprebbero raccontarci qualcosa sulla figura del prof. Pietro Burresi. Molti si fermerebbero al fatto che fu un celebre medico, altri ricollegherebbero la sua figura, chissà, al passaggio di Garibaldi da Poggibonsi nel 1849. Pochissimi, probabilmente, saprebbero mettere in luce l’aspetto poliedrico della personalità di Pietro Burresi, figura che meriterebbe molto di più di un semplice articoletto come questo, riduttivo per ovvi motivi.
Pietro Burresi fu veramente un eccellente medico. Nato nel 1822 a Poggibonsi, laureatosi in medicina a Siena e specializzatosi poi a Firenze presso il prof. Bufalini, divenne presto medico condotto a Staggia e quindi, nel 1847, a Poggibonsi, nel suo paese di origine, dove si distinse non solo per competenza, ma anche per umanità nel curare gratuitamente chi non poteva permettersi medico o medicine. Fu poi soprattutto abile e tempestivo nel contrastare la terribile epidemia di colera del 1855, che causò 107 morti nel territorio comunale, dettando norme igieniche e contribuendo ad istituire un lazzeretto per la cura dei malati. Nell’occasione infatti la Chiesa di Romituzzo fu precettata allo scopo. Una parete divisoria separò il presbiterio dalla parte adibita al ricovero dei malati, che fu divisa a sua volta in due reparti, uno per gli uomini e l’altro per le donne. Nella sua relazione sul colera il Burresi mise in evidenza come la percentuale di guariti fosse stata molto più alta tra coloro che avevano ricevuto cure presso il lazzeretto rispetto a coloro che erano rimasti presso le loro abitazioni.
Quattro anni dopo lo troviamo professore alla Clinica Medica dell’Università di Siena, quindi, nel 1869, rettore della stessa Università e nel 1878, poi, direttore della clinica dell’Istituto di Studi Superiori di Medicina di Firenze. Nel frattempo il Burresi prese parte attiva ai vari Congressi di Scienziati Italiani e collaborò alla rivista medica “Lo Sperimentale”, di cui poi divenne anche direttore. Su questa scrisse molti articoli dedicati alle sue ricerche e scoperte di medicina, ricerche che estesero la sua fama ben oltre i confini nazionali. Le sue attività di ricerca furono sempre improntate a criteri di libertà e sperimentazione. Così concluse, ad esempio, il suo discorso inaugurale rivolto agli studenti della clinica medica dell’Università senese: “… Egli è per questo, o signori, che con intima convinzione io vi invito a seguire questa norma nei vostri studi; in questa scuola voi troverete bandita ogni pretesa di dogmatismo superbo che vi astringa a giurare sulle parole del maestro; il suo carattere sperimentale vi assicura la completa indipendenza delle vostre opinioni; qui la libertà non si teme, perché la si riguarda anzi come il mezzo più efficace per giungere alla scoperta del vero…”
Ma Pietro Burresi non fu solo un ottimo medico; fu anche uomo politico, ardente sostenitore del movimento risorgimentale e poi dell’idea repubblicana. Le lezioni di Francesco Costantino Marmocchi seguite presso S.Lucchese quando era ancora giovane studente forse lasciarono qualche traccia nella personalità del Burresi, che nel 1849 favorì la fuga di Garibaldi, ospite in incognito a Poggibonsi a casa Bonfanti, fornendogli una vettura e soprattutto un vetturino di provata fede antiaustriaca, Nicola Montereggi, anche se non è certo se il Burresi fosse consapevole del fatto che uno di quei due profughi braccati dagli Austriaci bisognosi di aiuto, come scritto nella lettera indirizzatagli dall’amico patriota Enrico Sequi, era in realtà l’eroe dei due mondi. Una lettera anonima dello stesso anno indirizzata al prefetto di Siena da parte di qualche codino reazionario poggibonsese lo indicò, insieme ad altri, come un pericoloso patriota risorgimentale. Nel 1859 fu promotore di una colletta volta a finanziare la seconda guerra di Indipendenza e nel 1867, in occasione del secondo passaggio di Garibaldi da Poggibonsi alla ricerca di uomini per la progettata impresa romana, fu indicato dal prefetto di Siena in persona come un sostenitore dell’idea repubblicana da tenere d’occhio. Forse proprio la sua celebre fama di medico e la sua autorevolezza gli evitarono qualche brutta esperienza e qualche guaio con le autorità e l’apparato poliziesco del tempo.
Un altro aspetto ancora occorre però mettere in evidenza della personalità di Pietro Burresi, ed è quello di uomo di cultura e di sensibile e competente esperto in fatto di materia scolastica. Presidente nel 1849 dell’Accademia del Teatro dei Rinnovati, lamentò i danni provocati allo stesso dalle soldataglie austriache. A Poggibonsi presentò un progetto organico di riforma del sistema scolastico con il quale, sintetizzando al massimo, si estese anche alle bambine e alle ragazze la possibilità di una prima istruzione di base e si previde anche l’insegnamento del latino, della matematica e dell’algebra per gli studenti che volessero intraprendere una carriera scientifica e che tuttavia non era bene che lasciassero le cure genitoriali in troppo giovane età. La sua passione per la scuola lo portò anche a diventare nel 1876 membro del Consiglio Superiore dell’Istruzione Pubblica.
Pietro Burresi morì nel 1883. Il Libero Cittadino riportò sulle sue pagine la cronaca dettagliata delle sue esequie. Il Comune di Poggibonsi decretò sette giorni di lutto cittadino e tenne per tutti quei sette giorni la bandiera issata a mezz’asta.
Ecco, in estrema sintesi, per i poggibonsesi di recente adozione, cosa sta dietro quello strano nomignolo di “Accabì” dato al complesso che ospitò per tanto tempo l’ospedale pubblico “Pietro Burresi” di Poggibonsi.
(V. Burresi-Minghi: “Poggibonsi al tempo di Pietro Leopoldo, Napoleone e Garibaldi” - 2017)
In copertina: il complesso dell’Accabì a Poggibonsi; il monumento a Pietro Burresi.