Poggibonsi e Niccolò Machiavelli

Poggibonsi e Niccolò Machiavelli
niccolò machiavelli
Machiavelli nel corso della difficile e spesso inconcludente campagna militare fiorentina contro Pisa, terminata solo nel 1509, aveva maturato l'idea che solo le milizie cittadine erano affidabili

“Io ho, Giuliano, in gamba un paio di geti [lacci di cuoio]

e sei tratti di fune in sulle spalle

Menon pidocchi queste parieti

grossi e paffuti che paion farfalle,

né mai fu tanto puzzo in Roncisvalle

o in Sardigna fra quegli arboreti

quanto nel mio sì delicato ostello”

Così, ironicamente, Niccolò Machiavelli, caduto in disgrazia al rientro dei Medici nel 1512, fa presente a Giuliano, ultimo rampollo maschio del grande Lorenzo,  la sua misera condizione di carcerato, arrestato e perfino torturato. Di lì a poco l’amnistia gli avrebbe concesso di trasferirsi  nella sua casa dell’Albergaccio, presso San Casciano.

E pensare che Machiavelli aveva svolto un ruolo molto importante dal 1498, anno della caduta in disgrazia, a sua volta, del Savonarola, al 1512, in qualità di Segretario della II Cancelleria della Repubblica Fiorentina di Pier Soderini, ruolo diplomatico, ma anche di organizzatore della milizia popolare repubblicana. 

Machiavelli nel corso della difficile e spesso inconcludente campagna militare fiorentina contro Pisa, terminata solo nel 1509, aveva maturato l’idea che solo le milizie cittadine erano affidabili, concetto che avrebbe espresso  meglio in seguito nel “Principe” ed in altri suoi scritti: “Dico dunque - scriverà infatti - che l’arme con le quali uno principe defende el suo stato o le sono proprie, o le sono mercenarie, o ausiliarie, o miste. Le mercenarie  e ausiliarie sono inutili e pericolose. E se uno tiene lo stato suo fondato in sulle arme mercenarie, non starà mai fermo né sicuro, perché le sono disunite, ambiziose, senza disciplina, infedeli… non hanno altro amore né altra cagione che le tenga in campo che un poco di stipendio, il quale non è sufficiente a fare che voglino morire per te…”.

Questa la convinzione del Machiavelli, surrogata da  tanti esempi di episodi della storia di allora e di quella più antica. Per questo motivo negli anni della sua attività pubblica mise in atto tutte le sue energie per creare squadre di milizia cittadina territoriali. I provvedimenti che lui prese riguardarono anche la nostra Poggibonsi. ? del Maggio 1507 infatti una sua  lettera diretta al Conestabile Arcangelo di messer Matteo da Castiglione con la quale detta le disposizioni per reclutare ed organizzare una milizia in Poggibonsi. Scrive infatti: “Per la tua lettera intendiamo come hai visitato Poggibonsi, Colle e Sangimignano, e  come se’ stato veduto volentieri, e desiderano che l’armi venghino. Comendiamo la diligentia tua: e perché tu possa exeguire la tua commissione, habbiamo inviato hoggi ad Poggibonsi 150 pecti, 150 lancie e 12 scoppietti, e uno tamburo e una bandiera di numero 31,  e si sono indirizate al Podestà di Poggibonsi, con ordine che le consegni ad tua posta: le quali cose et armi hanno ad servire ad armare la podesteria di Poggibonsi, perché sono circha 160 huomini, come per il quaderno vedrai, el quale ti si manda per il tuo tamburino insieme con e’ quaderni di Colle e di Sangimignano; e fra 4 o 6 dì saranno mandate tucte l’armi ad Sangimignano et ad Colle. Comincierai pertanto secondo la listra della potesteria di Poggibonsi ad armare quelli huomini ed armerai prima quelli della Terra, e di poi armerai ad popolo ad popolo quelli del contado: e se alcuno recusassi di non volere pigliare l’arme, lo farai forzare dal podestà; e nello armarli ad chi havessi corazza, non darai pecto, e ad chi avessi ronca o balestra non darai lancia. Harai non di mancho advertenza che in ogni 100 fanti si mantenga almeno 70 lancie, e il restante sieno fra ronche, spiedi grandi e balestre e scoppietti; e non permetterai che alle mostre e‘ venghino con altre armi che con le predette. E armato che harai nel modo che di sopra si dice cotesta potesteria di Poggibonsi, farai bandire, 4 o 6 dì innanzi la mostra di decta podesteria; e li exerciterai in quello ordine che ad te parrà: et exercitati, li rassegnerai ad uno ad uno, e dara’ci notitia de’ disubbidienti. Mandera’ci subito scritto e’ nomi di dua o tre giovani de’ descripti di Poggibonsi, i quali ti paino apti a dare loro la bandiera. Noi ne faremo deliberazione e tu la darai ad quello che haremo deliberato l’habbi. Questo ordine che di sopra ti si scrive circha la potesteria di Poggibonsi, terrai in armare e rassegnare per la prima volta le due altre potesterie di Colle e Sangimignano, usando in tucto buona diligentia. Et noi havanti che tu habbi armate tucte le podesterie, e facto queste tre prime mostre ad una ad una, ti scriveremo come ti habbi a governare in molte cose particulari che al presente non accade scrivere. Vale”.

Il Castiglione risponde con un elenco dei nominativi scelti e il Machiavelli il 27 dello stesso mese  lo invita a “dare la bandiera” ad “uomini di discrezione, più presto che a uomo galliardo, acciocché mediante l’opera sua la compagnia stia più unita e tu vi abbi drento minore briga”. Il 5 Giugno ordina poi al Castiglione di organizzare neri vari paesi valdelsani nei giorni di festa delle “mostre”. Quella di Poggibonsi, avvenuta il giorno del Corpus Domini, deve aver suscitato qualche disordine e protesta da parte dei coscritti, perché Machiavelli spedisce un’altra lettera al Castiglione invitandolo ad usare moderazione e paternalismo nel riprendere i coscritti stessi. Scrive infatti: “Noi desideriamo che codesti nostri scritti [coscritti], rispetto al poco recompenso che traggono e incomodi ricevono dello aversi a esercitare in cotesta ordinanza, sieno umanamente trattati e amorevolmente corretti, quando, nello esercitarli, come inesperti facessino qualche disordine; a ciò che più volentieri e di migliore animo abbino a perseverare in tale opera; perché ci pare, per il rispetto sopra detto, che questi abbi a essere la potissima causa di mantenerli nella obedienza e bona disposizione verso tale esercizio; cosicché il bistrattarli e esasperarli sia per fare effetti al tutto contrarii. Però ti abbiamo voluto recordare che tu ti porti con loro amorevolmente e t’ingegni tenerli bene disposti, avendo buona avvertenza di risecare tutte le vie che tu conoscessi o giudicassi fussino per causare disordine alcuno. La causa di questo nostro scriverti in questa forma è sulla querela fattaci di certo disordine nato in sulla mostra di Poggibonsi il dì del Corpo di Cristo, il che ci è grandemente dispiaciuto”.

I rapporti del Machiavelli con la nostra città non finirono qui. Nel 1511 infatti venne incaricato dalla Repubblica Fiorentina di fare un sopralluogo al cantiere della Fortezza Medicea, la cui realizzazione aveva avuto un brusco rallentamento dopo la morte del Magnifico ed era stata ripresa grazie all’impiego di prigionieri pisani nel 1505. Machiavelli si dichiarò convinto ancora dell’utilità dell’opera, per cui dopo il suo sopralluogo vennero stanziati altri 600 fiorini d’oro. Ma i lavori proseguirono ancora con periodi di pausa (1514) e parziale ripresa (1522), fino a quando, dopo la caduta della Repubblica senese, l’opera perse ormai gran parte del suo significato.

 (V. anche Burresi-Minghi “Poggibonsi dalla distruzione di Poggiobonizio al settecento” - 2018)

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti