Poggibonsi e l'impresa dei Mille

Poggibonsi e l'impresa dei Mille
giuseppe garibaldi
L'11 e il 12 Marzo del 1860 si svolse in Toscana il celebre plebiscito per l'annessione al costituendo Regno d'Italia. A Poggibonsi il partito dell'annessione segnò una vittoria schiacciante: 1.725 voti a favore, 21 contrari, 12 nulli

L’11 e il 12 Marzo del 1860 si svolse in Toscana il celebre plebiscito per l’annessione al costituendo Regno d’Italia. A Poggibonsi il partito dell’annessione segnò una vittoria schiacciante: 1.725 voti a favore, 21 contrari, 12 nulli.

Due mesi dopo, il 5 Maggio 1860, partì da Quarto, in Liguria, l’altrettanto celebre  impresa dei Mille di Garibaldi. Sfogliando l’album ufficiale dei 1084 registrati all’impresa troviamo rammentata la nostra Poggibonsi una sola volta, a proposito del garibaldino Venanzio Camici, che in realtà era nato a Colle Val d’Elsa il 22 Dicembre 1835 da Giuseppe, ma che si era trasferito e risiedeva ormai a Poggibonsi, dove faceva di lavoro il caffettiere. Di lui abbiamo, tratta appunto dall’album citato, la bella fotografia allegata al presente scritto e realizzata dal fotografo Alessandro Pavia (1824-1889).

Il Camici è l’unico poggibonsese iscritto all’album ufficiale, ma non fu l’unico a prendere parte all’impresa dei Mille. Dobbiamo infatti segnalare cinque altri poggibonsesi che  parteciparono alla contemporanea azione diretta dal capitano Callimaco Zambianchi. Quest’ultimo viene descritto da Giuseppe Cesare Abba come uomo piuttosto rozzo e di non molto ingegno, il quale, tuttavia, alla guida di un manipolo di circa 200 volontari, aveva avuto il compito di  introdursi nello Stato Pontificio, e da qui possibilmente proseguire in direzione dell’Abruzzo, al fine di creare un diversivo tale da tenere impegnate le truppe papali e borboniche e facilitare quindi lo sbarco e l’avanzata di Garibaldi in Sicilia. Dopo aver attraversato Scansano e Pitigliano però la spedizione dello Zambianchi si arrestò nell’orvietano, quindi intervenne lo stesso Cavour a fermare e far arrestare lo Zambianchi per il timore di suscitare la reazione negativa da parte dei francesi, tradizionalmente schierati a protezione del potere papale. A tale spedizione parteciparono i poggibonsesi Odoardo Becheroni, Costantino Conti, Adeodato Minghi, Giuseppe Marri e Polifante Puccianti.

Dopo la sanguinosa battaglia di Calatafimi giunsero poi da varie parti d’Italia, e anche dall’estero, nuovi rinforzi a rimpinguare le fila dei garibaldini, che avevano subito nello scontro numerose perdite. Tali nuovi arrivati furono inquadrati in quello che fu chiamato “Esercito Meridionale delle Camicie Rosse”, che comprendeva la XVa divisione sotto il comando di Stefano Turr, la XVIa sotto Giuseppe Paternò, sostituito poi da Enrico Cosenz, la XVIIa sotto Giacomo Medici e la XVIIIa sotto  Nino Bixio.

Quattro poggibonsesi fecero parte della XVIa divisione. Si tratta di:

  • Francesco Puccioni, falegname, soldato, nato a Poggibonsi il 7 aprile 1844, di 16 anni.
  • Antonio Aretini, calzolaio, nato a Poggibonsi nel 1838, di 22 anni.
  • Leopoldo Muzzi, calzolaio, nato a Poggibonsi nel 1843, di 17 anni.
  • Emilio Petri, negoziante, nato a Poggibonsi nel 1835, di  25 anni.
  • Raffaele Bencini, nessuna professione, nato a Poggibonsi nel 1841, di 19 anni.

A questi va aggiunto, facente parte della XVa divisione:

  • Achille Vanni, ex-militare, nato a Poggibonsi nel 1837, di 23 anni.

I primi cinque furono arruolati come soldati semplici, mentre il Vanni, già esperto di cose militari, ebbe il ruolo di guida della XVa divisione. Quello che colpisce è soprattutto l’età di questi volontari, tutti giovanissimi, dai 16 ai 25 anni, che si aggiungono ai tanti altri poggibonsesi che in circostanze e momenti  vari dettero un valido contributo alla causa del movimento risorgimentale nazionale.

(V. Burresi-Minghi “Poggibonsi al tempo di Pietro Leopoldo, Napoleone e Garibaldi” - 2017 ; Archivio di Stato di Torino - Ministero della Guerra - Esercito Italia Meridionale - Ruoli matricolari; Album dei Mille di Garibaldi)

In copertina: battaglia di Ponte Ammiraglio a Palermo, di Renato Guttuso

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Condividi questo articolo:

Potrebbero interessarti