Poggibonsi e le due ''auto rosse fantasma''

Poggibonsi e le due ''auto rosse fantasma''
storia poggibonsese
Si sparse, improvvisamente, quella notte, la voce che due auto ''rosse'' stavano percorrendo le strade della Valdelsa ed oltre, diffondendo volantini contro il regime fascista

Sono passati tanti anni da quella notte del 29 Aprile 1931, quindi i fatti possono essere raccontati con il dovuto distacco e possono presentare pure una piccolo aspetto umoristico, anche se costarono la vita, purtroppo, ad una persona che non aveva niente a che fare con gli stessi. Si sparse, improvvisamente, quella notte, la voce che due auto “rosse” stavano percorrendo le strade della Valdelsa ed oltre, diffondendo volantini contro il regime fascista di allora e la notizia rimbalzò, di commissariato in commissariato, creando apprensione e turbamento.

Con molta probabilità le due auto non erano nemmeno rosse. Di rosso c’erano solo le idee dei loro occupanti, mentre, ironia della sorte, era proprio rossa fiammante l’auto dei fascisti di Castelfiorentino che, alla notizia dell’affronto organizzato, si misero, di propria iniziativa, memori delle passate spedizioni squadriste, al loro inseguimento.

Erano diversi anni che gli antifascisti valdelsani alla vigilia del 1 Maggio (ex festa del lavoro,  abolita dal regime) e del 7 Novembre (anniversario della rivoluzione russa) organizzavano qualche distribuzione di stampa clandestina. La polizia ormai era preparata e alla vigilia di tali date organizzava retate, arresti preventivi, perquisizioni nelle case, posti di blocco. Per questo motivo, per cogliere la polizia fascista di sorpresa, quell’anno fu pensato di anticipare di un giorno, al 29 Aprile, la diffusione di tale materiale ritenuto sovversivo.

Il piano era ben congegnato: due auto partirono in perfetta sincronia, una da Empoli in direzione Poggibonsi, l’altra da Poggibonsi in direzione Siena, cariche di volantini. Questo creò confusione nelle comunicazioni che i vari commissariati si scambiavano: un’auto, si diceva, era stata avvistata ora a Castelfiorentino, ora a Certaldo, ora a Poggibonsi o in altre località, contemporaneamente. Le due auto, dopo aver fatto indenni il loro percorso, si dileguarono poi per la campagna, la prima tra Poggibonsi e Colle, la seconda nella campagna senese.

La notizia del volantinaggio automobilistico arrivò anche ad un gruppo di quattro fascisti di Castelfiorentino, che si mossero, come dicevamo prima, con la loro auto in direzione di Poggibonsi alla caccia dei sovversivi. Qui arrivati, non trovando niente, cercarono di avere informazioni da qualcuno. Si rivolsero al primo passante che videro, con modi minacciosi, domandandogli se aveva visto passare  di lì un’auto che gettava volantini. Questo, visti i toni alterati dei quattro, si impaurì e si mise a correre in direzione della Casa del Fascio. Si trattava di un certo Medardo Cioni, come ci racconta il Del Zanna, “un buon fascista di carriera, balilla, avanguardista, fascista tesserato”. Ma questo gli squadristi di Castelfiorentino non lo sapevano e vedendolo fuggire gli spararono un colpo e lo uccisero.

Trattandosi di un delitto, i quattro squadristi furono in seguito identificati. In attesa di decisioni da parte del tribunale penale, furono ospitati dal podestà di Castelfiorentino nella sua villa di campagna. Al termine del processo, se così si può chiamare, fu emessa per l’omicida  una lieve condanna per porto abusivo di arma e per gli altri vi furono tre assoluzioni.

L’episodio delle auto “fantasma”, poi diventate “rosse” nell’immaginazione popolare, dette coraggio agli antifascisti rimasti ancora in libertà e il 1 Maggio 1931 fu in Valdelsa un giorno memorabile, con le bandiere rosse che sventolarono, anche se per poco tempo, al mattino, sulla maggior parte delle ciminiere valdelsane, mentre ad Empoli un gruppo di giovani ciclisti, in volata e fuga, riempivano di volantini la città.

Come accade spesso per questi episodi esistono anche versioni leggermente diverse del fatto, che poi fu tramandato a voce e deformato dalla fantasia popolare. Questa è la versione più attendibile, resa da due testimoni diretti e protagonisti del movimento antifascista di allora, Mario Fabiani ed Euro Salvadori.

(V. “Antifascismo e Resistenza in Valdelsa” - Società Storica della Valdelsa 1971)

In copertina: una Torpedo Fiat 522 del 1931

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