Nella sua testimonianza resa a Ginevra all’Assemblea della Società delle Nazioni il 30 Giugno del 1936 l’imperatore di Etiopia Hailé Selassié riferisce le atrocità della guerra coloniale intrapresa contro la sua nazione dal regime fascista italiano, durante la quale furono sganciate sul suolo etiopico ben 2.582 bombe a base di iprite: “… Il paese sembrava sciogliersi - racconta il negus - il silenzio si faceva ogni giorno più grande su questi magnifici altopiani dove gli orizzonti sono così vasti e l’aria così pura. Né gli uomini né le bestie erano più in grado di respirare. Ogni essere vivente che veniva toccato dalla leggera pioggia caduta dagli aerei, che aveva bevuto l’acqua avvelenata o mangiato cibi contaminati, fuggiva urlando e andava a rifugiarsi nelle capanne o nel folto dei boschi per morirvi…”.
Non tutti gli italiani andarono però in Africa Orientale negli anni trenta del secolo scorso con intenzioni bellicose. Tra questi sicuramente un poggibonsese, l’ingegner Arturo Mezzedimi, che lasciò la sua impronta di grande progettista in città come Asmara, Massaua, Assab, Addis Abeba.
Arturo Mezzedimi nacque a Poggibonsi il 19 Giugno del 1922. Qui fece i suoi primi studi, poi, nel 1938, si trasferì con la sua famiglia ad Asmara, capitale dell’Eritrea italiana, dove, nel 1941, conseguì il diploma di geometra presso l’istituto tecnico “Vittorio Bottego”.
Asmara nel 1938 è una città che conta 98.000 abitanti, più o meno quanto Cagliari, e molti di più di città fondate di sana pianta dal regime, come Latina, che ne conta appena 20.000. E’ una città a connotazione italiana, se non altro per le numerose attività economiche italiane che vi hanno preso sede, ma una città insieme cosmopolita, nella quale italiani e indigeni convivono senza segni di separazione o segregazione. La zona del mercato, in particolare, fa da mediazione tra i vari gruppi etnici presenti. Una città molto vitale, piena di cinema, teatri, ristoranti. E’ qui che il Mezzedimi, alternando la sua passione sportiva per la pallacanestro agli studi di matematica e ingegneria, forma la sua personalità e, una volta conseguita all’ateneo di Losanna la laurea in architettura, inizia la sua attività di progettista. Molte sono le sue realizzazioni architettoniche ad Asmara tra il 1941 e il 1949, sia di tipo civile per conto di privati, sia di carattere pubblico, a cominciare proprio dalla piazza del mercato, centro della vita cittadina, che riorganizza tenendo conto della tradizione, ma dandole un aspetto nuovo e più razionale.
Dopo la sconfitta italiana da parte degli Inglesi, nel 1941 l’Eritrea passa sotto controllo britannico. Gli Inglesi tuttavia lasciano intatta per il momento l’amministrazione esistente e il Mezzedimi mantiene un atteggiamento equidistante, sia dalla vecchia cultura propagandistica di regime, sia dalla nuova dominazione britannica, continuando il suo lavoro progettuale teso a fare di Asmara una città sempre più moderna, vivibile e razionale. E’ del 1945, ad esempio, la realizzazione della bellissima piscina coperta Mingardi. Nonostante l’occupazione inglese continuano ad essere molte le ditte italiane presenti nella capitale eritrea, come la fabbrica di chiodi Magnotti, l’Industria di Vini Asmara, il Salumificio Torinese, l’industria di ceramiche dell’ing. Tabacchi ecc. Il Mezzedimi lavora sia per committenti italiani che locali, indifferentemente, cercando sempre di coniugare le esigenze dei privati con l’interesse pubblico e di razionalità urbanistica della città. Da considerare il fatto che, tra le tante realizzazioni particolari, dal 1941 al 1949 si costruiscono ad Asmara anche circa 1.000 alloggi popolari.
Il 1952 è una data importante per l’attività del Mezzedimi. E’ l’anno, infatti, in cui inizia la collaborazione con l’ing. Mario Fanano, con il quale fonda lo studio “Fanano-Mezzedimi”, ed è anche l’anno in cui l’Eritrea viene federata all’impero di Etiopia di Hailè Selassiè. Così l’attività del Mezzedimi si allarga anche all’Etiopia ed inizia una lunga collaborazione con il negus per la realizzazione di importanti edifici pubblici nella capitale Addis Abeba.
Il Mezzedimi non è un architetto che si accontenta di ciò che già conosce. Compie infatti molti viaggi all’estero per studiare dal vero nuove correnti architettoniche e nuove soluzioni di ingegneria, che, in ogni caso, non si limita mai a copiare passivamente, ma rielabora sempre con originalità e personalità. L’intenzione di Hailè Selassiè è quella di mostrare al mondo che anche l’Africa è capace di realizzare qualcosa di grande e l’ingegner Mezzedimi è la persona che fa al caso suo. Vengono così costruiti il Palazzo d’Africa di Addis Abeba, poi sede delle Nazioni Unite per l’Africa, il Palazzo Imperiale, il Municipio, e poi centri commerciali, amministrativi, ministeriali, scuole, ospedali ecc…
La fama dell’ing. Mezzedimi raggiunge l’Italia e il mondo e nel 1972 gli viene conferita l’onorificenza di Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana.
Due anni dopo però, nel 1974, un colpo di stato destituisce l’imperatore di Etiopia e il Mezzedimi, vista la propria lunga vicinanza con il governo imperiale, deve fare definitivo ritorno in Italia dove muore, a Siena, il 30 Maggio del 2010.
Tra le sue opere maggiori, da ricordare le seguenti:
- Piscina coperta Mingardi di Asmara
- Ospedale Menen di Asmara
- Accademia Navale di Assab
- Chiesa di Santa Maria a Massaua
- Chiesa di Santo Stefano ad Assab
- Moschea di Agordat
- Ospedale Generale ad Assab
- Ospedale Generale di Massaua
- Chiesa di Giyorgis Bete ad Adi Ugri
- Chiesa di San Michele ad Asmara
- Chiesa copta a Debra Sina
- Palazzo Africa ad Addis Abeba
- Municipio di Addis Abeba
- Palazzo Finfinne ad Addis Abeba
- Palazzo Zauditu ad Addis Abeba
- Banca Commerciale d'Etiopia ad Addis Abeba
- Palazzo Tana a Bahir Dar
- Villa Malkassa a Sodorè
(V. anche Burresi-Minghi: “Poggibonsi dal miracolo economico agli anni '70” e AA.VV. “Arturo Mezzedimi, architetto della superproduzione” - 2013).
In copertina: l’architetto Mezzedimi illustra al segretario dell’ONU U Thant il progetto del Palazzo d’Africa