Chissà se un giorno potremo vedere di nuovo transitare il Giro d’Italia dal centro della nostra città come una volta, percorrendo il viale Marconi o la via Senese… Certo che la cosa oggi è molto più complicata, viste le modifiche introdotte alla circolazione stradale, i ponti da ricostruire, i vari lavori in corso da completare, ma sognare in fondo non costa niente.
Nella prima metà del secolo scorso il Giro transitava da Poggibonsi con frequenza quasi annuale (1913-1922-1923-1924-1926-1928-1929-1931-1933-1934-1936-1938). Poi vi fu l’interruzione dovuta al conflitto mondiale, ma anche nella seconda metà del secolo i passaggi mantennero una certa frequenza (1948-1950-1954-1958-1964-1966-1978-1981-1982-1986-1987-1992). L’inizio del nuovo secolo vide ancora due passaggi dalla nostra città (2002-2003), poi il feeling con il Giro si interrompe, fino ad arrivare all’ultimo unico passaggio, un po’ esterno, dalla tangenziale di S.Lucchese, del 2019.
Peccato, perché i passaggi del Giro da Poggibonsi sono stati segnati nel passato da tanti episodi significativi, sia dal punto di vista sportivo, che folcloristico, episodi a volte anche simpatici e divertenti. Proviamo a raccontarne almeno tre.
Il 23 Maggio del 1931, la tappa va da Perugia a Montecatini; dall’Umbria si arriva in Toscana percorrendo lunghi tratti di strade sterrate e polverose. Fa caldo e si verificano lungo il percorso molte forature. Il gruppo passa compatto da Siena tra stuoli di ragazze che gettano fiori sui corridori. L’andatura è sostenuta, tanto che si arriva a Poggibonsi con 9 minuti di anticipo sulla tabella di marcia. Il gruppo resta compatto, ancora non si è accesa la bagarre e la corsa rischia di diventare monotona. ? a questo punto che un corridore, noto per il suo carattere brioso ed esuberante, pensa di movimentarla un po’, a modo suo. Si tratta di Carlo Rovida, corridore milanese della “Gloria”, che a Poggibonsi si rende protagonista di un vero e proprio show su due ruote: prima afferra al volo una bandierina tenuta in mano da un segnalatore, lasciando quest’ultimo a bocca aperta e con la mano alzata, quindi devia, entra in un negozio e ne esce con delle uova in mano, inseguito dalla titolare dello stesso che grida “Al ladro! Al ladro!”. A Certaldo completa poi l’opera, fermandosi ad abbracciare una delle tante ragazze accorse a veder passare il Giro d’Italia, tanto per rendere omaggio anche al Boccaccio. Sul traguardo, per la cronaca, arriverà primo il grande Learco Guerra, mentre il Giro se lo aggiudicherà il capitano di quel buontempone di Rovida, della Gloria, Francesco Camusso.
Il 20 Maggio del 1948 si va invece da Viareggio a Siena, dove il traguardo è posto nella Piazza del Campo, sulla terra battuta, che crea non pochi problemi di equilibrio ai corridori. Al seguito della corsa, come di consueto, ci sono varie macchine di giornali sportivi e nazionali, tra cui quella del giornale L’Unità, sulla quale c’è un cronista di eccezione, il poeta Alfonso Gatto, il quale racconta così il passaggio della corsa dalla nostra città: : “Al bivio di Poggibonsi, venti chilometri prima dell’arrivo, un grande “Evviva” stampato su un cartello era tutto per noi e per L’Unità. Abbiamo rallentato senza poterci fermare perché alle nostre spalle infuriava la lotta tra i fuggitivi e gli inseguitori. A volo, offerti da cento mani, sono caduti nella nostra macchina fiaschetti di Chianti ed un mazzo di garofani rossi. Treves Frilli, il sindaco di Poggibonsi, aveva scritto sul suo biglietto da visita un saluto a nome dei compagni della popolare città toscana”. Sul traguardo di Siena vince, regolando un gruppetto di quattro corridori, tra i quali un tale Gino Bartali, Adolfo Leoni, mentre il Giro sarà vinto poi da Fiorenzo Magni.
Piove ancora vino sul Giro d’Italia a Poggibonsi, oltre che una fastidiosa acquerellina, la mattina del 19 Maggio 1978, quando la corsa prende il via dalla cantine Melini di Gaggiano, in occasione della tappa Poggibonsi-Monte Trebbio. E’ davvero un mattino grigio e “senza luci, piuttosto freddino e per giunta lacrimoso”. Sulle colline circostanti “pesa un cielo grigio e basso”, scrive il cronista dell’Unità a seguito del Giro. Ma a scaldare l’ambiente arriva il Chianti. A Gaggiano il belga De Muynk, leader della corsa, viene premiato con ben 1980 bottiglie di vino, per un valore di circa tre milioni di lire. La tappa prende il via. Mentre i big si controllano per tutto il percorso, va in fuga sul Monte Trebbio un gruppetto di corridori di seconda fascia, dai quali si stacca a un certo punto Crepaldi, che ormai sogna la vittoria. Ma a 200 metri dal traguardo arriva per il fuggitivo la crisi fatale. Bellini lo supera e vince, poi corre subito a consolarlo. Tra gregari ci si intende. Il Giro se lo aggiudica, chissà, anche grazie al pieno di vino, il belga Johan De Muynk.
(Da F. Burresi “Poggibonsi e il Giro d’Italia”, manoscritto inedito)
Nelle immagini: le cantine Melini a Gaggiano e il corridore Carlo Rovida