Mostra di Albertina, l'assessore Bianchi: ''Giusto valorizzare la sua opera e Colle''

Mostra di Albertina, l'assessore Bianchi: ''Giusto valorizzare la sua opera e Colle''
la stilista colligiana
''Bene per le donazioni di abiti, ma prima occorre un progetto espositivo e curatoriale''

Da New York a Colle Val d’ElsaLa proposta di un museo permanente dedicato ad Albertina, da realizzare nella sua città natale, sta facendo discutere ormai da giorni colligiane e colligiani. Il centro valdelsano ha già organizzato, nel 2006 al Palazzone, una mostra dei modelli della stilista-maglierista, preceduta nel 2005 da una interessante iniziativa romana a palazzo Wedekind, testimoniata da un corposo catalogo. Niente però in confronto allo spazio che il Metropolitan Museum di New York dedica ad Albertina, ospitando dal 1983 in uno spazio permanente dodici modelli della stilista e la vecchia macchina con cui eseguiva le sue opere a maglia.

Una discrepanza che ha spinto la presidente di Italia Nostra Siena, Laura Comi, a proporre di dedicare uno spazio espositivo fisso anche a Colle Val d’Elsa.

Ne parliamo con Cristiano Bianchi, assessore comunale alla Cultura.

Assessore, è giusto che Colle ricordi Albertina con un'esposizione permanente?

Sono felice che in questi giorni si sia tornati a parlare di Albertina, e credo che sia giusto valorizzare la sua opera a Colle, vista l’importanza che il Made in Italy ha nel mondo, specie in settori come la moda o il design, e anche per stabilire un collegamento con le altre mostre dedicate a lei, in primis quella al Metropolitan di New York. Detto questo, la nostra città ha espresso in ogni epoca personaggi straordinari, e la lista che parte da Arnolfo per arrivare ad Albertina è davvero lunga: mentre alcuni hanno già una “casa”, come Bilenchi, Maccari, Cennini o Fusi, molti altri restano in attesa. Su questo si deve fare una riflessione, e calibrare le azioni e le risorse di conseguenza: mentre una mostra temporanea, magari ampliata rispetto a quella fatta nel 2006, è senz’altro un progetto realistico, non so dire adesso quando e se l’obiettivo di una mostra permanente sia raggiungibile, ma è senz’altro giusto e auspicabile. Questo anche in considerazione del fatto che la moda (pur non essendo un settore caratterizzante del nostro territorio come il cristallo) costituisce un richiamo molto forte e immediato sui turisti in Italia, rispetto ad altre arti applicate”.

Laura Comi propone uno spazio all’interno del museo San Pietro. Quali potrebbero essere alcune soluzioni? 

Questa riflessione deve nascere da un confronto con tutti i soggetti coinvolti, ovviamente, a partire dal Direttore dei Musei. Per il momento posso dire che non sono sicuro che il museo San Pietro, proposto dalla Comi, sia il posto più adatto: i colligiani che vi trovano spazio, come Bilenchi, a livello curatoriale si collegano con il resto dell’esposizione del Museo attraverso ad esempio le pitture della sua collezione, stessa cosa con le opere di Maccari. Non credo che una mostra di abiti possa collegarsi bene alla narrazione di quel museo, mentre paradossalmente, parlando di manifattura artistica, vedrei meglio il Museo del Cristallo, i cui spazi sono però troppo ristretti, ed evidentemente servirebbe uno spazio dedicato che non abbiamo. Sto pensando pertanto al Palazzo dei Priori, che finora ha ospitato la mostra temporanea sul cristallo, che adesso è già in fase di trasferimento verso il Museo di Via dei Fossi. Questo bellissimo spazio sarà pertanto presto vuoto, non ha al momento una sua destinazione, ed è grande abbastanza per ospitare diverse mostre”. 

Comi ha lanciato un appello alle donne colligiane perché donino i capi di Albertina in loro possesso. È possibile accettare donazioni da privati?

"Sì, è possibile, bisogna però che le donazioni siano effettuate solo in seguito e alla luce di un progetto espositivo e curatoriale: non dobbiamo ripetere l’errore di accettare donazioni prima di sapere dove e quando gli oggetti saranno esposti. Se gli oggetti rischiano di restare negli archivi, in certi casi è meglio che vengano tenuti dalle famiglie, purché se ne prendano cura e li tramandino alle generazioni successive, ovviamente”.

Per ottenere altri capi e altro materiale si potrebbero contattare gli eredi di Albertina, offrendo in cambio, come propone Curzio Bastianoni, l'organizzazione di un evento annuale per ricordare la stilista e approfondire allo stesso tempo le tematiche legate alla moda e ai settori connessi.

Si, senz’altro la ricerca dei pezzi dovrà essere fatta, a prescindere dalle donazioni spontanee, e saranno fondamentali il coinvolgimento degli eredi e la collaborazione con i musei e gli enti che hanno esposto in precedenza: la mostra, per quanto piccola, deve essere ben curata a partire dalla scelta dei capi da esporre, altrimenti non renderemmo un buon servizio nemmeno alla memoria della stilista. Anche per questo motivo ben vengano le donazioni, ma solo dopo il progetto. Quanto agli eventi di approfondimento sui personaggi, questi a Colle vengono sempre fatti, e nel caso di una mostra dovrà succedere a maggior ragione. La regolarità nella realizzazione degli eventi, addirittura con cadenza annuale, in genere è garantita da una associazione o una fondazione dedicata, come ad esempio avviene con gli Amici di Romano Bilenchi. Se si demanda al Comune un tale compito, la cosa dipende troppo da chi amministrerà la citta in futuro, dalle risorse e le contingenze che si determineranno. Spero che, visto lo slancio degli ultimi giorni, intorno ad Albertina possa nascere a Colle un gruppo di persone capace di farsene carico: a quel punto l’Amministrazione non potrà che supportare”.

Nel 2005 Roma dedicò un'importante mostra ad Albertina, a palazzo Wedekind. Nell'occasione fu pubblicato un catalogo le cui foto furono attinte dall'Archivio Storico dell'Atelier Albertina per i capi indossati dalle modelle, e dal Centro Studi Archivio Comunicazione dell'Università di Parma per i disegni. Sarebbe ipotizzabile instaurare una collaborazione con questi enti?   

“Le esposizioni precedenti, quando si fa una mostra, sono tutte da tenere in grande considerazione, così come gli archivi, ma soprattutto sono importanti i collegamenti che intorno ad una iniziativa del genere si possono intessere, e che aiutano spesso a promuovere i territori creando un network nel quale i visitatori o gli studiosi interessati possono muoversi. Per esempio, stiamo concretizzando questa attività per il nuovo allestimento del Museo del Cristallo, facendo rete con gli altri musei del vetro italiani, da Murano a Empoli, e con i musei del turismo industriale della Toscana”.

Un collegamento con Prato e con il suo Museo del Tessuto in che modo potrebbe risultare utile per la promozione di Colle e di questa sua figlia illustre?

Appena ho letto gli articoli con gli interventi di Laura Comi e di Curzio Bastianoni, ho pensato subito al Museo del Tessuto di Prato, con il quale stiamo collaborando alla rete toscana del turismo industriale, con il nostro Museo del Cristallo. Sono stato invitato a fare un intervento a maggio scorso alla conferenza sui musei all’interno del Festival del Turismo Industriale (TIPO) di Prato, e dal convegno è emerso che le esposizioni sulle arti applicate e sulle produzioni industriali e attività produttive in generale hanno sempre più successo, e il turismo industriale è in forte crescita in Italia. Questo sia perché racconta storie legate al contesto sociale e produttivo dei territori, sia perché il Made in Italy è famoso nel mondo. Non essendo il tessile una lavorazione caratterizzante di Colle, una mostra “solitaria” di questo tipo rischierebbe di essere debole, mentre una collaborazione con il bellissimo Museo del Tessuto di Prato intorno alla figura di Albertina darebbe un risalto sicuramente più forte e di richiamo. Inoltre un tale collegamento si collocherebbe anche in linea con la volontà di Toscana Promozione Turistica di fare rete tra i musei. Sarebbe insomma auspicabile fare con Prato su Albertina quello che stiamo facendo con Firenze su Arnolfo”. 

L'esposizione permanente al Museum Metropolitan di New York di una selezione di capi di Albertina, presente fin dal 1983, ci potrebbe insegnare qualcosa di importante su come organizzare una mostra con i suoi abiti a Colle?

“Ubi maior, minor cessat… Credo che se riuscissimo a immaginare una mostra a Colle come una piccola estensione di quella del Metropolitan, sarebbe un grande risultato, ma non conosco quell’esposizione quindi più di questo non so dire. Stiamo facendo lo stesso tipo di collegamento con Firenze su Arnolfo: costruire il legame tra la città natale e quella dove l’artista ha espresso la sua opera è fondamentale, quindi per Albertina penso anche a Roma”.

Albertina è una colligiana illustre, ma non è l'unica. Quali sono state e quali saranno le iniziative dell'amministrazione colligiana per valorizzare chi ha portato lustro alla città di Colle? 

Questa amministrazione aveva nel suo mandato la valorizzazione dei colligiani illustri e su questo punto c’è stato un impegno costante con risultati tangibili: oltre ai molteplici eventi fatti in questi quattro anni sui personaggi più noti, il risultato più eclatante è senz’altro la storica acquisizione della Casa-Torre di Arnolfo di Cambio da parte del Comune, il cui progetto di restauro interno e allestimento è già in fase avanzata, e sarà seguito da un comitato tecnico scientifico. La Casa-Torre di Arnolfo diventerà l’elemento identitario che funzionerà da attrattore per il nostro progetto di sistema museale integrato, lavorando in sinergia con tutti gli altri musei, con i quali stabilirà collegamenti forti anche nei contenuti. La mostra su Arnolfo che sarà allestita all’interno della Torre, farà sì che finalmente ci sia a Colle un luogo fisico in cui si celebra questo grande artista, e ci saranno conferenze annuali sulla sua opera: la prima è avvenuta a dicembre 2022, subito dopo l’acquisizione della Torre, e ne abbiamo altre in cantiere per il prossimo inverno, in collaborazione con Firenze, luogo dove il genio colligiano ha realizzato gran parte della sua opera. 

Su questa falsariga, il processo di valorizzazione dei colligiani illustri che abbiamo rimesso in campo deve continuare negli anni, e mi auguro che chi verrà dopo di noi se ne faccia carico senza riserve. Credo che con un impegno continuo e corale di amministrazione, associazioni e cittadini si possa arrivare nel tempo a mettere insieme questo patrimonio e a renderlo uno dei molteplici motivi che esistono per visitare la nostra città. Una città che è tante tante cose… “in una parola, COLLE”, come recita lo slogan del nostro progetto di promozione e city branding. In conclusione mi viene da pensare che la mostra permanente su Albertina forse potrebbe essere immaginata come un capitolo di una mostra corale, da costruire passo passo, creando collegamenti nel tempo e nello spazio tra i colligiani illustri e la loro opera nel mondo, e collaborando con i musei e i luoghi in cui la loro opera si è manifestata”.

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