Lavorare la pietra è un’arte, che trova espressione non solo nelle grandi opere dei maggiori scultori, ma anche nei gesti lineari che gli artigiani ripetono per trasformare la materia in elementi da costruzione, rivestimenti, selciati stradali. In passato non era insolito sentire risuonare nelle viuzze dei borghi o nelle strade cittadine il picchiettare, ripetuto e metallico, degli scalpelli che incidevano ‘le lastre’: movimenti antichi, semplici, che accompagnano l’uomo fin dai primordi della civiltà.
Partendo dai ricordi familiari Aldo Regoli, originario di Castelnuovo Berardenga ma Colligiano di adozione da oltre quarant’anni, ha scritto un libro dove, attraverso il ricordo del nonno discendente da generazioni di scalpellini, descrive la figura di un artigiano abile nell’applicare le numerose e singolari tecniche apprese come eredità culturale e trasmesse alle generazioni successive, una capacità tradizionale che parte dall’Antichità e arriva fino agli anni Sessanta, quando il ‘miracolo economico’ modifica i modi di produzione, agendo in particolar modo sul settore artigianale.
Nel libro si rincorrono immagini e ricordi, inseriti nel contesto più generale della lavorazione della pietra: tecniche e strumenti oggi poco noti, ma compagni fedeli di intere generazioni di lavoratori.
La serata, promossa dalla Società degli Amici dell’Arte e dal Gruppo Archeologico Colligiano, non si limiterà alla presentazione del libro, ma sarà arricchita dal dialogo con Barbara Aterini, docente di Disegno presso l’Università degli Studi di Firenze, che ha scritto anche l’introduzione del volume, e con Denise Ulivieri, docente all’Università di Pisa, storica dell’architettura e studiosa delle tecniche di costruzione tradizionali, che inserirà lo scritto nel più ampio panorama dell’architettura vernacolare che, proprio a Colle di Val d’Elsa, ha trovato uno dei primi interpreti in Ferdinando Morozzi, che nel 1770 scrisse un trattato dal titolo “Delle case de’ contadini”.
“È per me un onore - afferma Aldo Regoli - dopo l’anteprima al Museo del Paesaggio di Castelnuovo Berardenga, poter ripetere anche a Colle questa presentazione: a Castelnuovo sono nato, Colle mi ha accolto molti anni fa, è un modo per unire questi due luoghi della mia vita attraverso l’esperienza familiare che mi porto dentro: una tradizione lavorativa che io non ho seguito, ma di cui mi sento testimone e che ho raccontato attraverso le azioni e i ricordi di tante persone anche grazie ai disegni che popolano il testo”.
“Con piacevole interesse - ribadisce Giacomo Baldini, Direttore dei Musei Civici di Colle di Val d’Elsa - abbiamo accolto la richiesta della Società degli Amici dell’Arte e del Gruppo Archeologico Colligiano: nei nostri musei conserviamo opere di scultura importanti, opere d’arte e di alto artigianato, ma anche lavori più umili della vita quotidiana: l’obiettivo è mostrare come, dietro le azioni che trasformano la materia in espressione d’arte, c’è sempre l’uomo, ancorato ad una catena produttiva che parte dai semplici gesti dell’artigiano: è lo stesso processo che abbiamo seguito al Museo del Cristallo, mostrando come, accanto ai grandi maestri vetrai o incisori, operano altre importanti figure, forse meno note, ma essenziali per la realizzazione dei singoli manufatti”.
La serata sarà chiusa dal Maestro Nazareno Caputo che, accompagnato dalla chitarra dell’Autore del libro, darà voce alla pietra eseguendo alcuni brani con l’uso di un litofono di loro realizzazione.