Nei giorni scorsi i gruppi di opposizione del Consiglio Comunale di Colle di Val d’Elsa hanno presentato un’interrogazione al Sindaco e al Presidente del suddetto Comunale a proposito dell’intervista che, il 17 Gennaio, ho rilasciato a “Radio FemminilePlurale” dai locali della Biblioteca “Marcello Braccagni”.
Mi si accusa di aver usato gli spazi della Biblioteca per "propaganda politica" e di aver dichiarato, nell'occasione, che alcuni dei lavoratori sostengono la mia candidatura.
Per quanto riguarda la sede dell’intervista, l’“evento di natura politico/elettorale” di cui parlano era una diretta-video. Non è stato adibito alcuno spazio, non mi è stata fatta alcuna concessione straordinaria, nessuna attività corrente della biblioteca è stata interrotta o disturbata. Mi trovavo nell’area di consultazione diretta, usata regolarmente dai fruitori della biblioteca per leggere, socializzare, connettersi con i propri computer. Il “pericoloso precedente” paventato dall’interrogazione, dunque, non solo non è pericoloso ma è anzi auspicabile: la biblioteca è di tutti. Da cittadino ho il diritto di usufruire dei suoi spazi e servizi, da candidato a Sindaco ho il dovere di riconoscerne il valore e di progettare - insieme a chi ci lavora e a chi la frequenta, o vorrebbe frequentarla - soluzioni di riqualifica e ampliamento.
La biblioteca vanta più di 100 utenti al giorno. Il fondo moderno, i fondi ufficiali e quelli d’archivio (fra gli altri l’Archivio della Vetreria Boschi, quello di Vulcania e l’Archivio Vittorio Meoni) hanno un valore memoriale, storico-artistico e culturale, per me, inestimabile. Le attività di promozione della lettura - che spaziano dalle visite guidate per le scuole all’organizzazione di laboratori, dal festival Abbiccì al recente progetto di facilitazione digitale Daisy - realizzano concretamente l’accesso alla conoscenza da parte dell’intera cittadinanza. Non sono solo iniziative culturali, di per sé virtuose, ma strumenti preziosi di integrazione sociale. La “certa cultura” di cui parlo (altra ambigua accusa che mi viene mossa) è dunque una cultura del patrimonio, dell’inclusione, del lavoro culturale e sociale. Spero che i firmatari vi si riconoscano appieno e non la considerino esclusiva del PD. Per quanto riguarda il merito delle mie dichiarazioni, a preoccuparmi maggiormente sono due rilievi critici.
Il primo è l’equivalenza fra lavoratori e dipendenti pubblici. Nell’intervista mi riferisco al gruppo di volontari impegnato nelle attività bibliotecarie. Qui lavorano solo due dipendenti comunali, per garantire i tanti servizi offerti il loro supporto è indispensabile. Ma i firmatari sembrano non riconoscere al volontariato la dignità del lavoro. Il secondo riguarda il fatto di aver citato il “pensiero politico di persone non presenti”. I consiglieri di opposizione hanno un’idea inquietante della politica, come qualcosa che si fa nell’ombra. Io ho riportato un’informazione pubblica, chi mi sostiene non lo fa di nascosto né vedo perché dovrebbe, sarebbe preoccupante il contrario. Partecipare attivamente a costruire un progetto per Colle significa esercitare il principio stesso della democrazia, insieme e alla luce del sole.
Senza dubbio quella che è stata imbastita è una polemica pretestuosa. Dubito che i firmatari ignorino la differenza tra attività organizzate ‘in’ o ‘dalla’ biblioteca e attività (peraltro online) dei singoli utenti, tra il segreto del voto e la trasparenza dell’attivismo politico, fra parlare di torta di mele e ritenere la torta di mele il primo punto di un ipotetico programma elettorale.
Emerge però un’ansia di controllo verticale della vita in comune - dei luoghi, delle attività che vi si svolgono, delle azioni e del pensiero politico dei lavoratori, persino degli argomenti che avrei dovuto affrontare durante l’intervista - che spero ceda il passo a un dibattito serio e ragionato sui temi che interessano davvero i Colligiani e il futuro della città.