Una coppia in vacanza in Val d'Elsa, ci invia per conoscenza una mail “di protesta” già recapitata all'ufficio turismo del Comune di San Gimignano, dopo una tre giorni da Colle di Val d'Elsa a Casole d'Elsa a Monteriggioni e infine, appunto, San Gimignano.
“Buongiorno,
siamo una coppia di Alessandria e abbiamo scelto la Toscana e precisamente la zona della Val d’Elsa, per un giro in city bike, di tre giorni. Abbiamo soggiornato a Colle di Val d’Elsa e nel corso delle nostre gite, abbiamo visitato Casole d’Elsa, Monteriggioni e da ultimo San Gimignano, che avevamo visto anni fa. La visita di Casa Campatelli è stata una meravigliosa sorpresa che ci ha piacevolmente stupito, ma subito dopo sono cominciate le dolenti note.
Salendo alle piazze, ci siamo resi conto che le stesse erano invase da un mercato che di tradizionale non aveva nulla, in compenso abbiamo contato almeno una quindicina di furgoni parcheggiati davanti ai palazzi e alle torri medioevali. Davvero un brutto biglietto di presentazione, ma proseguiamo.
Decidiamo di visitare la Collegiata con i suoi meravigliosi affreschi e ci dirigiamo alla biglietteria. Al momento di entrare veniamo fermati perché a mio marito imputano di indossare scarpette con il gancio per fissarle al pedale e ci viene richiesto se disponiamo di un paio di calze da indossare sulle suddette scarpette. Facciamo presente che d’abitudine non andiamo in giro con calze di ricambio nella borsa (!) e che nessun cartello indica una simile prescrizione, per tutta risposta ci viene detto maleducatamente di farci restituire i soldi del biglietto.
Notare che eravamo in city bike e mio marito aveva provveduto a smontare il gancio fermapiedi inutilizzabile con questo tipo di bici, per cui si trattava di scarpe da ginnastica normalissime, senza alcun tipo di tacchetto o sporgenza. Le mostriamo all’addetto che si mostra irremovibile e per entrare mio marito è costretto a togliere le calze e ad indossarle sulle scarpe.
Ma non è finita! Ci obbligano a legarci alla vita due specie di sudari perché i pantaloncini sono tre dita sopra il ginocchio. Restiamo molto stupiti, ma ci adeguiamo alla richiesta, anche se non immaginavamo proprio di poter offendere il Padreterno con la nostra tenuta sportiva.
Ma non è ancora finita! Una volta entrati in chiesa ci accorgiamo di essere gli unici con questo drappo legato alla vita. Ci sono un sacco di turisti in pantaloncini e magliette scollate (noi avevamo una maglietta a maniche corte) che giravano bellamente senza coperture strane, per cui ci togliamo il drappo ma veniamo immediatamente inseguiti e severamente redarguiti da uno zelante addetto a cui facciamo notare che la lunghezza dei nostri pantaloni risulta uguale a quella degli altri. Ma l’addetto anche in questo caso non vuole sentire ragioni.
Ne nasce una bella discussione. A nessuno piace essere preso per i fondelli! Non so se per qualche motivo personale o per qualche turba mentale gli addetti al controllo ce l’abbiano con i ciclisti, ma il comune di San Gimignano non ci fa sicuramente una bella figura.
Aggiungo che siamo usciti immediatamente dalla chiesa fortemente irritati e si è presentato questo spettacolo: una fila ininterrotta di furgoni passava rombando davanti alla Collegiata mentre un gruppo di turisti con cartoni di pizza e bottiglie banchettava sulla scalinata antistante la chiesa stessa, senza che nessuno li allontanasse”.
La coppia si firma e data la lettera in mail tre giorni fa, concludendo:
“Ciao San Gimignano, cerca di essere più rispettosa con i turisti come noi, che arrivando in bici non inquinano e non intasano strade e parcheggi, ma soprattutto cerca di essere più rispettosa con te stessa, sei diventata una Disneyland medioevale. Non torneremo, ma cercheremo di ricordarti com’eri e non come sei adesso”.