Colle, ''Il cristallo? Non è mai stato così bene''

Colle, ''Il cristallo? Non è mai stato così bene''
associazione città del cristallo
Il presidente dell’associazione Città del Cristallo fa il punto sulla situazione del comparto dopo le voci che lo davano ormai per spacciato

Sabato 16 Dicembre, dopo alcuni anni di chiusura per ristrutturazione, a Colle di Val d’Elsa riapre il Museo del Cristallo. Nelle ultime settimane sono girate voci dal tono lugubre sulle condizioni del settore produttivo colligiano.

“Direi esattamente il contrario - esordisce Gabriele Bagnasacco, presidente dell’associazione Città del Cristallo - in realtà le aziende non sono mai andate così bene dagli anni successivi alla crisi Lehman Brothers. Il lavoro va bene, c’è chi ha addirittura registrato un record di fatturato. Insomma, direi che non ci sono grandi motivi di preoccupazione”.

Naturalmente le aziende colligiane si saranno trovate a dover cambiare passo e tipo di produzione rispetto agli anni ‘90.

“Sicuramente, ognuno ha trovato una strada diversa rispetto al passato - continua Bagnasacco -. Se prima eravamo legati tutti al mercato italiano delle liste nozze e quindi dei matrimoni, oggi non è più così. Duccio Di Segna ha una propria linea che vende all’estero, che rappresenta il 30 per cento del suo fatturato, con la produzione di statue, vasi, bicchieri. ColleVilca è legata al mondo del fashion di alto livello. Io, con il marchio Arnolfo di Cambio rappresentato dai maestri del design, con bicchieri e servizi da tavola, ho riscontrato quest’anno un aumento di fatturato pari al 50 per cento. Senza contare che distribuisco in tutto il mondo i marchi di Missoni e Roberto Cavalli, oltre che di Karl Lagerfeld per quanto riguarda le fragranze per la casa”.

Dal punto di vista della manodopera, in un periodo così delicato da far passare il sonno a tanti imprenditori, il settore del cristallo come è messo?

“Quello della manodopera è un problema reale. Sia per quanto riguarda la filiera a caldo, con i vetrai, i soffiatori, gli attaccagambi, gli apritori, sia per quella a freddo con la molatura e l’incisione. Senza dubbio dobbiamo preservare le nostre peculiarità professionali così che non accada che tra dieci anni non abbiamo più operai. Cerchiamo continuamente di trovare il modo per entusiasmare i giovani e per farli provare ad entrare in questo mondo”.

Immaginiamo inoltre che la coscienza ecologista che si sta diffondendo sempre più a livello mondiale, non aiuti la diffusione di un prodotto la cui ricetta prevede l’utilizzo di un 24 per cento di piombo.

“Anche questo è un aspetto dell’evoluzione del settore e della sua continua trasformazione. Infatti già Rcr (con il suo vetro sonoro superiore) e ColleVilca non producono più cristallo al piombo mentre a livello europeo c’è sempre più la tendenza a smettere con questo elemento. Questo comporta l’impegno a cambiare la formula originale del cristallo colligiano. So che queste due aziende hanno provato per mesi, se non per anni, a rinunciare al piombo ricercando un indice di rifrazione e una lucentezza pari a quella tradizionale. E devo ammettere che ci sono arrivati, attestandosi minimamente al di sotto della soglia”.

Quindi l’associazione Città del Cristallo può ritenersi soddisfatta dell’andamento del settore che rappresenta?

“Certo. Ormai siamo presenti già da due anni, abbiamo realizzato due edizioni del Festival del Cristallo, una festa che ha attirato molta attenzione, per quanto rimodulata rispetto a quella storica in Castello. Abbiamo presentato diversi libri legati al settore, organizzato incontri e conferenze. Abbiamo aperto le aziende ai visitatori proponendo degustazioni di vino, laboratori per studenti, installazioni artistiche di grande significato. Adesso siamo entusiasti per la riapertura del Museo, la nostra casa, la sede che ci permetterà di mostrare la storia del cristallo di Colle di Val d’Elsa e per il quale abbiamo intenzione di organizzare due mostre tematiche all’anno. Il motivo per cui abbiamo costituito l’associazione due anni fa, in realtà, è quello di candidare il Cristallo di Colle a patrimonio immateriale dell’Unesco. Si tratta di seguire una strada complessa ma sembra che sia stato individuato il filone giusto e, per quanto lungo, abbiamo tutta l’intenzione di percorrerlo”.

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