Maltempo e piogge incessanti tagliano le stime della produzione di cereali. La Toscana rischia di perdere per strada un quarto del raccolto di grano duro e tenero, orzo, favino ed avena a causa delle abbondanti precipitazioni di maggio che hanno raggiunto livelli straordinari. Lo scorso mese sono caduti mediamente 132 mm di acqua secondo il Servizio Idrogeologico Regionale, l’85% in più rispetto alla media degli ultimi 30 anni con punte record nell’area di Grosseto (+132%), Firenze (+119%), Arezzo (+115%) e Siena (+93%). Una quantità eccezionale che ha ricaricato le falde, riportato il livello di riempimento di invasi e bacini in sicurezza ed allontanato lo spettro siccità ma che ha provocato anche allagamenti nei campi seminati e compromesso il prossimo importante raccolto di cereali. A lanciare l’allarme sono Coldiretti Toscana e CAI Consorzio Agrario del Tirreno che stanno monitorando la situazione sul territorio. In Toscana, nel 2022, i cerealicoltori avevano “stoccato” 1,9 milioni di quintali di grano destinati principalmente all’industria della pasta e circa 900 mila quintali di grano tenero per la produzione di pane, biscotti ed altri prodotti derivati.
“Le prime ricognizioni in campo destano preoccupazione. La situazione è molto diversa da zona a zona e dal periodo in cui la semina è stata effettuata. – spiegano Coldiretti Toscana e CAI Consorzio Agrario del Tirreno - Già ad inizio della prossima settimana, nelle zone di costa, partirà la trebbiatura dell’orzo e del favino, poi toccherà via via alle aree interne. Ad una prima analisi le spighe del grano risultano essere povere, e questo significa meno chicchi e una conseguente produzione inferiore. La ragione sono la troppa acqua che ha penalizzato la fase di allegagione della spiga e la sua successiva maturazione e gli squilibri termini improvvisi. Troppo umido quando i cereali, soprattutto il grano, hanno bisogno di caldo e asciutto. La resa per ettaro potrebbe essere inferiore del 20%-25% con grande variabilità nelle zone dove è piovuto maggiormente. Parliamo di un ammanco, in termini economici, di oltre 100-150 milioni di euro per le imprese cerealicole”.
Le piogge battenti ed il vento hanno favorito fenomeni molto diffusi di allettamento del grano e creato le condizioni ideali per la diffusione di patogeni fungini come la fusariosi, il mal del piede o la ruggine che solo trattamenti tempestivi, laddove è stato possibile attuarli, hanno limitato i danni e salveranno la quantità e la qualità del raccolto. Un ragionamento che vale per tutta la famiglia delle coltivazioni cerealicole. “E pensare che la stagione era iniziata sotto i migliori auspici con un marzo ed aprile equilibrato e promettente. – spiegano ancora Coldiretti Toscana e CAI Consorzio Agrario del Tirreno – Maggio ha mandato all’aria i piani dei cerealicoltori che avevano creduto e scommesso su una buona produzione incrementando anche le superfici coltivate. Il maltempo non ha dato tregua all’agricoltura colpendo con insistenza, a macchia di leopardo, su tutta la regione”.
L’altro incubo, per gli agricoltori, è rappresentano dal crollo del prezzo del grano mentre sugli scaffali il costo della pasta per le famiglie toscane è salito mediamente del 41% mentre quello del pane fresco del 9%. Sotto accusa le manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada balzate del +747%, passando da 33,8 milioni di chili dello scorso anno ai 286,2 milioni attuali nei primi due mesi del 2023, secondo un'analisi Coldiretti su dati Istat. In Canada il grano – ricorda Coldiretti Toscana - viene coltivato utilizzando glifosate in preraccolta come disseccante, secondo modalità vietate in Italia.
Non è accettabile – afferma Coldiretti Toscana - che di fronte all’aumento del 41% del prezzo medio della pasta al consumo rilevato dall’Osservatorio dei Prezzi del Ministero del Made in Italy ad aprile 2023 passato in un anno da 1,5 euro a 2,2 euro, mentre quello del pane fresco da 2,88 a 3,13 euro al chilogrammo, il grano duro nazionale necessario per produrla venga invece sottopagato tra i 30 e 33 centesimi al chilo ai 6 mila agricoltori toscani rischiano di non recuperare nemmeno quanto speso per coltivarlo. Proprio quando sta per partire la raccolta è necessario adeguare subito – sottolinea Coldiretti Toscana - le quotazioni del grano duro per sostenere la produzione in un momento difficile per l’economia e l’occupazione.
Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee. – spiega Coldiretti Toscana – E’ necessario ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali.
E’ necessario riattivare da subito - conclude Coldiretti Toscana - la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale è stata sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e offre la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali.