La storia di Alberto Pelagotti non è certo un racconto che si sente tutti i giorni, ma bensì un inno alla determinazione e alla forza di volontà. Un ragazzo che ha conosciuto la gioia e la felicità, ma anche la paura e la sofferenza ed è proprio in questi momenti che ha saputo tirare fuori la determinazione che lo contraddistingue. Alberto, nato ad Empoli il 9 marzo del 1989 e conosciuto da tutti nella Valdelsa per le sue doti di portiere e le sue esperienze a livello nazionale, cresce calcisticamente nel settore giovanile del
Castelfiorentino per poi passare, ad appena 10 anni, alla scuola calcio dell’Empoli e girare negli anni successivi piazze che del calcio fanno la loro più grande passione: Palermo, Brescia ed infine Novara. “Per me Empoli è stata, è e sarà sempre la mia casa, un luogo che mi ha fatto crescere profondamente e che ha dato inizio alla mia carriera calcistica”- esordisce il neo portiere del Novara Calcio- “Ricordo con gran piacere le emozioni che ho vissuto al mio esordio contro il Catania in Coppa Italia nel 2009, a quei tempi per un giovane del settore giovanile esordire in prima squadra significava molto, adesso la cosa si è fatta più semplice con giovani lanciati molto presto nei grandi palcoscenici”.
Una vita piena di felicità, con la propria famiglia sempre pronta a sostenerlo e stargli accanto, fattore che si è poi rivelato decisivo nel fatidico momento della diagnosi di un tumore al costato nello scorso aprile:” Ho scoperto la malattia grazie alla meticolosità di mia mamma, la quale ha insistito per farmi fare dei controlli nonostante io pensassi di essermi solamente fratturato una costola” -poi prosegue- “In principio non è stato semplice, anche perché ancora non sapevo di che natura fosse, dopo aver fatto la biopsia mi sono operato subito per evitare che la situazione peggiorasse ulteriormente. Sono stati momenti decisamente difficili, soprattutto perché temevo di non poter più tornare a giocare a calcio”.
Dopo ben 10 mesi di percorso riabilitativo, arriva finalmente il tanto atteso ritorno in campo e Alberto esplode letteralmente di gioia:” Tornare in campo è stata un’emozione unica, è stato come mettere fine ad un incubo durato a lungo. Dopo l’operazione ho impiegato qualche minuto per capire le circostanze, ma una volta tornato cosciente la mia mente è andata subito al momento in cui sarei ritornato in campo”. Un’esperienza sicuramente difficile e complicata, ma che ha insegnato tanto ad Alberto nell’ambito della vita:” Alla fine di questa esperienza posso affermare che lo sport e la vita sono due rette parallele, perché è proprio la determinazione nel non mollare mai, la costanza nell’allenamento e il sogno di un rientro in campo più rapido possibile che mi hanno dato la forza di portare a termine questo difficile cammino”.