Albertina e la storia del primo Premio Arnolfo che non le venne mai consegnato

Albertina e la storia del primo Premio Arnolfo che non le venne mai consegnato
la stilista colligiana
L’associazione Nuova Colle l’aveva scelta come destinataria della prima edizione del riconoscimento già nel 1967, ma si dovette attendere il 1980 perché la Pro Loco rendesse concreto quel desiderio

Nel 1967 l’associazione Nuova Colle cercò di istituire la consegna di un riconoscimento ai cittadini meritevoli. Il primo nome scelto per il Premio Arnolfo fu quello di Albertina, la stilista colligiana che da una quindicina di anni si era trasferita a Roma, dove stava raccogliendo un successo strepitoso con i suoi capi di maglieria.

L’associazione Nuova Colle era formata da un gruppo di ventenni desiderosi di cambiare la loro sonnacchiosa città e di farla andare al passo con i tempi che stavano velocemente cambiando. Presidente era Meris Gelli, segretario Sergio Giomi, consiglieri Giovanni Gallanti, Giovanni Brogioni, Franco Salvetti, Vito Montagnani, Alberto Alberti.

“Ma si era troppo giovani - ricorda Meris Gelli - per questo in Comune non ci prendevano affatto in considerazione”.

In ogni caso il gruppo di volenterosi si dette da fare per mostrare quello che avevano in mente. 

“Giampiero Muzzi, il fotografo, realizzò un documentario sulla lavorazione del cristallo di Colle riuscendo a mettere insieme tutte e sette le aziende dell’epoca - racconta Gelli - e io andai a Roma insieme a Giovanni Gallanti per chiedere al Ministero del Turismo e dello Spettacolo l’autorizzazione per far circolare il filmato. In quell’occasione si fece un salto da Albertina, che conosceva la mia mamma perché abitavano tutte e due in via Roma”. 

Le spiegammo l’idea del Premio Arnolfo e lei sembrò abbastanza interessata. La rividi anche a Colle, vicino a casa mia in via Roma, per caso. Mi ripresentai e la salutai. Quando fu il momento di organizzare tutto però subentrarono dei problemi suoi, non ricordo se personali o professionali, per cui dovemmo rimandare l’eventuale assegnazione”.

Meris Gelli a 22 anni nel 1967 durante la presentazione del documentario sul cristallo di Colle

Nel frattempo però le attività dell’associazione culturale giovanile avanzavano lentamente, tra un ostacolo e l’altro. 

“Non riuscimmo ad organizzare il premio Arnolfo - dice Gelli - però intanto avevamo ottenuto le autorizzazioni per mostrare il bellissimo documentario del Muzzi. Lo proiettammo due volte al cinema in Sant’Agostino, poi si dette a una società romana che lo diffuse nei circuiti cinematografici. Oggi che un video si fa in pochi minuti con un telefonino può sembrare normale, ma per il tempo un lavoro del genere rappresentava una vera e propria eccezione”.

Sicuramente gli aderenti alla Nuova Colle avevano idee precise su quello che volevano realizzare per la loro città. 

“Si era un po’ dei visionari. Avevamo buttato giù il programma dell’associazione in cui spiegavamo come volevamo cambiare Colle. Per esempio, volevamo eliminare i panni stesi alle finestre in Borgo, pensando al brutto effetto che avrebbero fatto al turista che arrivava in città. Cominciammo a lanciare il cristallo di Colle, con le varie fasi della lavorazione e tutto quello che c’era intorno, concretizzando così i primi accenni di un marketing che sarebbe esploso negli anni successivi. Avevamo una nostra visione e si voleva portare a Colle. Anche se non tutto ci riuscì”.

Come affrontavate tutti questi problemi?

“A un certo punto si capì che come giovani non ci avrebbero mai presi in considerazione, così ci si fece un po’ indietro e si fecero entrare quelli più grandi. Fu allora che arrivarono Lenzino Lenzini, Vinicio Salvetti, l’ingegner Nencini, il Pezone che al tempo era carabiniere e poi sarebbe diventato avvocato, e finalmente si riuscì a fondare la Pro Loco, con tanto di atto davanti al notaio”.

L’associazione Pro Loco, ormai strutturata, raccolse l’idea del Premio Arnolfo, rendendola concreta. Si dovette aspettare però fino al 13 aprile 1980, tredici anni dopo la coraggiosa idea di quel gruppetto di giovani, forse troppo avanti rispetto ai tempi che vivevano, perché venisse consegnato ad Albertina Giubbolini.

Il presidente della Pro Loco all’epoca era Franco Salvetti, che ancora oggi è orgoglioso di aver dato l’importante riconoscimento alla stilista colligiana già famosa in tutto il mondo. Si pensi che solo tre anni dopo, nel 1983, il Metropolitan Museum di New York avrebbe dedicato uno spazio permanente a dodici tra le sue creazioni.

Nel consiglio della Pro Loco che premiò Albertina per essersi distinta nell’ambito della propria attività portando il nome di Colle Val d’Elsa fuori dai confini locali, c’erano anche Silvano Rustioni e Renzo Pistolesi, quest’ultimo presidente della Commissione per il Premio Arnolfo di cui faceva parte anche Robusto Solari.

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