Lo spettacolo tradizionale delle vecce pasquali torna a fiorire e diffondere messaggi di pace e di rinascita nelle chiese storiche di San Casciano in Val di Pesa. Grazie all’impegno di alcuni volontari gli antichi luoghi di fede del centro storico di San Casciano, la chiesa del Suffragio, in via Roma, e la Chiesa di Santa Maria sul Prato (Misericordia), in piazzetta Simone Martini, accoglieranno dal 6 al 10 aprile i quadri floreali e geometrici realizzati come fossero giardini simbolici che intrecciano colori e forme, segni del passaggio dalla morte alla rinascita di Gesù. Gli ampi tappeti vegetali che accompagnano la settimana della Pasqua sancascianese, tradizione in vita da oltre mezzo secolo, sono costituiti da vecce e grano misti a fiori e piante di stagione quali gardenie, calle, margherite, begonie, ortensie azalee, gerani. "Il Sepolcro è una tradizione sancascianese antichissima - dichiara il sindaco Roberto Ciappi - che gli abitanti hanno portato avanti nel corso del tempo con determinazione e impegno, è grazie al lavoro dei volontari che questo spettacolo visivo di forte impatto, frutto di una passione radicata, torna ad esprimersi e ad arricchire la Pasqua con le tante composizioni floreali, simboli di Resurrezione".
Il Sepolcro delle Vecce è una tradizione tipica di San Casciano che gli abitanti non hanno mai abbandonato, nemmeno dopo il Concilio Ecumenico degli anni ’60 ai tempi di Papa Giovanni XXIII, quando la commemorazione cadde in disuso. Nella Chiesa di Santa Maria sul Prato (Misericordia) viene allestita una grande croce di grano con vecce di contorno, nella Chiesa di Santa Maria del Gesù (Suffragio) avviene il contrario: in primo piano la croce realizzata con le vecce e il grano che, misto alle piante e ai fiori, fa da sfondo. In entrambe le chiese, oltre alla grande fiorita vengono esposti Gesù Nazareno e Madonna Addolorata, mentre sull’altare trovano spazio i segni della passione: tunica, gallo, dadi, colonna e flagellazione, guanto del tradimento, scala della deposizione.
A San Casciano la tradizione vuole che la veccia venga seminata, un mese prima, corrispondente alla terza domenica di Quaresima e tenuta nelle cantine il cui ambiente umido favorisce la nascita di quelle che poi si tramutano in sorta di parrucche bianche utilizzate per la commemorazione a scopo ornamentale ma anche simbolico-religioso. I fili bianchi rappresentano, infatti, la morte del Cristo e ad essi si contrappone il grano che diversamente indica la rinascita. La veccia, in origine conosciuto come fiore povero, è una pianta erbacea delle leguminose con foglie pennate terminate da un cirro e fiori ascellari, destinata all’alimentazione del bestiame, che in assenza di ossigeno e clorofilla germoglia piccoli e finissimi fili bianchi.