Il lavoro da remoto si è affermato come una practice sempre più adottata da centinaia di aziende, sospinto inizialmente anche dalle misure di salute pubblica prese dai governi di mezzo mondo per far fronte all’emergenza pandemica.
Si tratta di una soluzione capace di soddisfare le necessità di imprenditori e lavoratori, grazie alla sua flessibilità e alla possibilità di conciliare vita professionale e privata, riducendo gli spostamenti inutili, le spese e lo stress da traffico.
Tuttavia, questa nuova modalità lavorativa porge il fianco a rischi di vario tipo: ecco perché bisogna essere consapevoli delle minacce più serie. Solo così sarà possibile fare della sicurezza informatica una vera e propria priorità.
Di seguito, analizzeremo le cyber threats legate al lavoro da remoto, cercando di offrire soluzioni pratiche e strumenti efficaci per aumentare in modo immediato il proprio livello di sicurezza.
Le cyber minacce più pericolose per i lavoratori da remoto
L’analisi qui presente è frutto della raccolta di dati storici e riguardanti le peculiarità dello smart working. Le voci dell’elenco presentano le minacce in ordine di pericolosità decrescente:
- 1. Phishing: questa tecnica consiste nell'invio di comunicazioni create ad arte, spesso via email, nelle quali il malintenzionato si finge un mittente affidabile, al fine di indurre le vittime a compiere una determinata azione (cliccare su un link, rivelare informazioni sensibili, etc.). A livello statistico, nel 2023, il phishing ha registrato un incremento del 25% rispetto all'anno precedente, con un terzo dei lavoratori da remoto che ha ammesso di aver cliccato su link potenzialmente dannosi.
- 2. Malware: chiamati anche volgarmente virus, sono software dannosi che possono infiltrarsi nei dispositivi attraverso file infetti, rubando dati sensibili. Lo scorso anno, gli attacchi malware hanno visto un aumento del 15%, con una forte prevalenza quantitativa per quelli mirati ai sistemi operativi Windows.
- 3. Social engineering: questa categoria comprende tecniche di manipolazione psicologica, volte ad ingannare le persone affinché compiano azioni nocive. Secondo recenti studi, il 70% delle violazioni informatiche deriva da errori umani.
- 4. Attacchi alla supply chain: i threat actor, termine tecnico con il quale si fa riferimento agli aggressori digitali, possono compromettere la sicurezza di un'intera organizzazione, infiltrandosi attraverso i sistemi di partner o fornitori terzi. Nel 2023, gli attacchi alle catene di fornitura hanno colpito più del 50% delle aziende.
- 5. Zero-Day attack: queste offensive sfruttano vulnerabilità non ancora note. Perciò, sono molto complesse da rilevare e fronteggiare.
Come difendersi da questi rischi
- Autenticazione a più fattori (MFA): questa contromisura aggiunge un ulteriore strato di sicurezza, richiedendo due o più credenziali di verifica prima di concedere l'accesso a un account o a un sistema. Nella pratica, può trattarsi di un codice noto all’utente (una password), qualcosa che possiede (un token di sicurezza o un'app di autenticazione sul cellulare) o una sua peculiarità fisica (biometria).
- Aggiornamenti e patch: mantenere aggiornati il sistema operativo, le applicazioni e il firmware è fondamentale per proteggere i dispositivi dalle vulnerabilità. Gli aggiornamenti, spesso, includono patch per colmare le falle di sicurezza. Automatizzando gli aggiornamenti è possibile snellire la procedura e risparmiare tempo.
- VPN online: questa soluzione cifra il traffico internet dell'utente, nascondendo l'indirizzo IP e proteggendo i dati da occhi indiscreti, sia che si lavori da un bar che da un aeroporto, permettendo anche di essere al sicuro quando si accede a risorse aziendali da remoto. Una VPN permette anche di ridurre eventuali limitazioni alle prestazioni di rete (come ad esempio il throttling).
- Formazione sulla sicurezza informatica: non bisogna poi dimenticarsi di organizzare corsi per i dipendenti sulle minacce informatiche e su come riconoscerle. La formazione dovrebbe includere argomenti come il phishing, la social engineering e le best practice per navigare in modo più sicuro.
- Utilizzo di software antivirus e antimalware: un software antivirus/antimalware solido può rilevare e rimuovere i virus prima che causino danni. Questi strumenti sono essenziali sia sui dispositivi aziendali che su quelli personali, utilizzati per il lavoro da remoto.
- Crittografia dei dati: questa tecnologia trasforma i dati sensibili in un codice che sarà indecifrabile senza la chiave corretta, proteggendoli quando si trovano su internet o quando sono memorizzati sui dispositivi.
- Sicurezza della rete domestica: per chi lavora da remoto, la sicurezza della rete di casa è un’altra priorità. Ecco perché si consiglia di utilizzare router con protocollo WPA3 (Wi-Fi Protected Access 3) per la crittografia Wi-Fi, di disabilitare il WPS (Wi-Fi Protected Setup), di modificare le password predefinite su router e modem e di tenere sempre attivo il firewall.
Con questi strumenti, è possibile lavorare da remoto, protetti da un livello di sicurezza più che accettabile, garantendo alla propria azienda l’integrità dei dati senza rinunciare a tutti i benefici dello smart work.